Prima fu il movimento dei pastori sardi. Sue le proteste per la crisi della pastorizia che sfociarono in manifestazioni di piazza più che “vivaci”. A fine 2010 tentarono di portare la protesta sotto le finestre del “Palazzo”, a Roma. Ma furono bloccati ancor prima di giungere nella capitale e costretti a rientrare. Seguirono “tavoli di crisi”, impegni ministeriali (c'era ancora Galan), progetti di promozione del pecorino. Ma la crisi è ancora lì, più tenace e forte di prima. Il prezzo del latte ovino continua ad essere pagato poco più di 60 centesimi al litro, quando il solo produrlo costa 85 centesimi di euro. E continua inesorabile la chiusura di centinaia di allevamenti che a questa lunga stagione di crisi non possono fare fronte.

Ora sono scesi in piazza i sindacati agricoli “ufficiali”, Coldiretti, Confagricoltura e Cia, che sono riusciti nel portare la protesta alle porte di Roma. Lunedì 14 novembre il corteo dei trattori mossi dai pastori del Lazio (ma alla protesta hanno aderito anche le altre regioni  vocate all'allevamento ovino, come Toscana Sicilia e Sardegna) ha rimesso sotto ai riflettori dell'opinione pubblica i problemi degli allevamenti di pecore. Peccato che le stanze del “Palazzo” fossero vuote o al massimo con gli “inquilini” affaccendati nel trasloco, dopo le dimissioni del Governo. E suonava quasi a beffa che l'invocazione di interventi per il settore fosse rivolta ad un ministero, quello dell'Agricoltura, che i rumors di quel giorno davano persino per soppresso.

 

Come ieri

L'esistenza del ministero è stata confermata, ma i problemi del settore sono ancora lì, come ieri. La produzione di pecorino resta superiore alla domanda di mercato dopo il crollo delle esportazioni negli Usa, che erano la principale destinazione delle nostre produzioni. I progetti di indirizzare la produzione verso produzioni alternative, formaggi freschi e altre tipologie, diverse dal pecorino, a quanto pare non trovano applicazione. Intanto gli allevatori sono costretti a spingere sulle mungiture nel tentativo di fare cassa per fronteggiare i debiti, nella speranza che domani il mercato si riprenda. Un'attesa vana e che si protrae da oltre un anno.

 

Solidarietà

Per il momento la manifestazione degli allevatori ha raccolto la solidarietà del presidente della commissione Agricoltura della Regione Lazio, Francesco Battistoni. Suo l'auspicio che si possa trovare un punto di incontro fra le imprese trasformatrici e gli allevatori per raggiungere un equilibrio sul prezzo. Il Lazio, ha ricordato Battistoni, ha approvato una legge sul “Made in Lazio” che avrebbe l'obiettivo di favorire il rilancio dei prodotti agricoli locali. Tutte iniziative lodevoli, per carità, anche se poi ci chiediamo quale possa essere il reale impatto sul mercato. Più utile, ne siamo convinti, sarebbe l'indicazione in etichetta dell'origine del latte. Se ne continua a parlare in Italia e a Bruxelles. Ma le industrie del settore sono contrarie. E come sempre le industrie sanno tutelare i propri interessi. Quando gli agricoltori saranno in grado di fare altrettanto?