La coniglicoltura italiana non può prescindere dall’attivazione di una moratoria e da una ristrutturazione dei debiti con le banche. Anche alcune risoluzioni parlamentari impegnano il Governo a trovare le opportune misure per fronteggiare le difficoltà del credito, ormai divenute insostenibili. Si tratta ormai di interventi prioritari rispetto a tutti gli altri previsti. Occorre, pertanto, integrare queste misure e aggiornare il Piano cunicolo, come si sta già facendo per il settore suinicolo.

Nell’ultimo tavolo della filiera cunicola tenutosi al Mipaaf, si è tentato di riannodare i fili del dialogo, ma è sembrato che molti aspetti fossero affrontati per la prima volta. Nel dibattito è stato evidenziato che il Governo non muove una foglia, nonostante vi sia una mole enorme di atti di sindacato ispettivo e di indirizzo parlamentare per far luce sulla crisi irrisolta del settore, nonché gli interventi del Parlamento europeo.

L’Anlac, Associazione nazionale liberi allevatori di conigli, aderente ad Agci Agrital, esprime vivo stupore riguardo alle posizioni espresse da alcune rappresentanze sindacali che hanno voluto mettere in discussione la validità delle misure già previste nel Piano di settore (soprattutto la Cun, Commissione prezzi unica nazionale) e già approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, mortificando così tutto il lavoro di pianificazione svolto dal ministero. Finanche i mangimisti, sinora assenti ai tavoli di filiera, hanno sconfessato l’utilità della Cun e ribadito che non vi è la necessità di dotare la filiera di altri marchi e di un Sistema di qualità nazionale

Ancor più sorprendente è la bozza di “progetto di ricerca e sperimentazione” del ministero che nell’asserire le ragioni di debolezza del settore a causa della dipendenza dall’estero della genetica, intende continuare a foraggiare sotto mentite spoglie, e con le risorse del Piano, quei soggetti che sinora hanno drenato, impunemente, ingenti risorse pubbliche senza produrre alcun vantaggio per il settore.