La vicenda non è nuova. Già tempo fa i Carabinieri del Nac (nuclei Carabinieri antifrodi) avevano messo in evidenza alcune discrepanze fra i dati dell’anagrafe bovina e le produzioni di latte dichiarate ai fini del conteggio dei limiti produttivi imposti dalle quote. Stando a questi accertamenti vi sarebbero meno vacche di quelle che risultano in attività e la produzione di latte sarebbe dunque inferiore rispetto a quella conteggiata ai fini delle quote. Dunque nessuna multa sarebbe dovuta. Questa almeno è la tesi sostenuta dai “cobas” del latte che chiedono l’azzeramento delle multe e il riconteggio delle produzioni. Una delegazione di allevatori ha portato questa richiesta all’attenzione di Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) e del Commissario di Governo per le quote latte, Paolo Gulinelli. Ma la risposta del presidente di Agea, Dario Fruscio, non lascia molte speranze. “Il prelievo - si legge nel comunicato di Agea - è calcolato sulle dichiarazioni di commercializzazione di acquirenti e produttori basate esclusivamente su documenti fiscali (fatture); le altre informazioni presenti nelle banche dati, come il numero di capi risultante nell'anagrafe zootecnica, sono utilizzate soltanto come elemento di riscontro della coerenza del quantitativo di latte prodotto e fatturato da ciascuna stalla in relazione ai capi presenti e idonei a produrre latte.”

 

I controlli alle Regioni

Una funzione di riscontro, dunque, mirata solo a mettere sul chi va là le amministrazioni locali nei confronti di anomalie che potrebbero celare comportamenti anomali che meritano attenzione e ulteriori accertamenti. Nel comunicato di Agea, ricco di riferimenti normativi, si ricorda infatti che spetta a Regioni e Province autonome il compito di verificare la coerenza fra quantitativo di latte dichiarato e numero di vacche allevate. Ma ad Agea non sono mai giunte segnalazioni di aziende con un numero di animali incompatibile rispetto alla produzione fatturata. E a sgombrare il campo dagli equivoci arriva anche la precisazione che solo a partire dalla campagna lattiera 2007/2008 l’anagrafe bovina ha assunto carattere certificatorio. Prima di questa data i “numeri” dell’anagrafe erano considerati “non completamente affidabili”. Anche le ultime speranze di evitare le multe sembrano così sfumare.