Stefano Boncompagni, responsabile del Servizio fitosanitario della Regione Emilia Romagna, ha chiarito molti aspetti di un 2020 che, sotto il profilo della lotta ad H. halys, si profila estremamente impegnativo e decisivo.
Manca solo la firma sul decreto ministeriale licenziato lo scorso dicembre dal ministero dell'Ambiente, assieme al Mipaaf, che darà di fatto il via alla moltiplicazione della vespa samurai ma tutto il resto è già pronto, anche grazie al lavoro del Crea - Dc (Difesa e certificazione), i tecnici si sono portati avanti: pronta la valutazione di rischio, pronto il protocollo di moltiplicazione di T. japonicus, pronta la strategia di lancio, condivisa fra le cinque regioni del Nord interessate e le due province autonome (Trento e Bolzano), pronte soprattutto le cimici asiatiche a sfornare uova che serviranno a moltiplicare la vespa samurai in laboratorio per avere poi gli inoculi. Fra l'autunno e l'inizio inverno sono state raccolte 60mila cimici e, grazie al contributo dell'Università di Modena, sono state allevate, c'è infatti una buona percentuale di sopravvivenza.
"A fronte di quello che è un terremoto, un'assoluta emergenza - ha detto proprio Boncompagni - ci siamo attivati nonostante l'incertezza. Abbiamo anticipato risorse senza avere ancora l'autorizzazione a moltiplicare la vespa samurai. D'altra parte, senza allevamenti di cimice asiatica e senza uova non avremmo, una volta che dovesse arrivare l'ok dal ministero, la possibilità di moltiplicare T. japonicus".
L'amministrazione si è presa dunque un rischio e le parole di Stefano Boncompagni hanno ben chiarito perché ne valesse la pena: "Stiamo affrontando - ha detto - la più grande emergenza che il Sistema fitosanitario italiano si sia mai proposto di combattere. Da un punto di vista di impatto economico e sociale non ha confronti neanche con l'emergenza Xylella".
Il dpr 102 del 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a settembre, concede agli organi competenti sei mesi di tempo per emanare il famoso decreto che darà il via libera alla moltiplicazione, il termine scadrà a marzo e, se sarà rispettato, ci saranno i tempi tecnici per allevare la vespa samurai. "Ci tengo a far emergere il lavoro preliminare svolto" ha detto Boncompagni ad AgroNotizie. "Abbiamo studiato il parassitoide in condizioni di quarantena e ciò ha dimostrato che, in termini di costi/benefici, il lancio sarà positivo", poi ha continuato: "Il 15 gennaio il tavolo tecnico scientifico nazionale si è riunito e ha stabilito il protocollo di moltiplicazione (in laboratorio) e la strategia di lancio. I centri di saggio sono disponibili a moltiplicare, abbiamo una biofabbrica che si è detta pronta, ci sono le Università di Modena-Reggio e di Bologna. Abbiamo stabilito anche le linee di indirizzo per i lanci che coinvolgeranno un'ampia area. Ogni territorio gestirà i lanci di competenza ma tutti lo faranno seguendo linee stabilite".
I primi lanci di vespa samurai dovrebbero avvenire intorno alla metà di giugno 2020. T. japonicus sarà lanciato non nei frutteti, ma in boschetti, siepi, vegetazione marginale e lì si moltiplicherà e inizierà la sua azione di contenimento della cimice asiatica. Tutto il territorio interessato dall'emergenza 2019 sarà coperto, a seconda dell'intensità di infestazione sarà dedicato a un dato territorio più o meno inoculo. Saranno rilasciate almeno cento femmine per sito, più il 10% di maschi. Un secondo lancio avverrà ad almeno venti giorni dal primo. Anche le associazioni di produttori avranno un ruolo fondamentale, saranno infatti loro a gestire nella pratica la fase di lancio e quella immediatamente successiva. Nessun costo è previsto per i produttori agricoli, il loro ruolo sarà quello di rispettare i siti di lancio.
E' però chiaro che la sola lotta biologica potrà proteggere le colture, T. japonicus impiegherà tempo a stabilirsi e a iniziare a lavorare, sicuramente ancora nel 2020 ci saranno ripercussioni sui raccolti: "Nessuno di noi - ha chiarito Boncompagni - ha la pretesa di parare il colpo delle cimici svernanti (quelle che sono sopravvissute durante l'inverno e che hanno il compito di dare vita alla prima generazione del 2020 n.d.r) con la lotta biologica. Le svernanti andranno a nutrirsi dei primi frutti. E' chiaro che bisogna continuare a utilizzare tutti i metodi di lotta preventiva e di controllo diretto. La buona notizia è che i siti di lancio di T. japonicus sono fuori dai frutteti".
Nella pratica si potrà quindi continuare a trattare all'interno dei frutteti e non dovranno essere abbandonati gli altri metodi di lotta. "Andrà applicata - ha detto Luca Casoli, direttore del Consorzio fitosanitario di Modena e Reggio - la strategia integrata territoriale. Fondamentali saranno ancora i sistemi indiretti di difesa (reti e trappole attract and kill) e non si potrà fare a meno della chimica. Continueranno quindi i trattamenti ma dovranno essere ben calibrati, andranno dosati con un timing preciso e in funzione di quanto sia realmente presente H. halys in quello specifico frutteto".