Si avvicina l'autunno e tirando le fila della campagna appena conclusa s'iniziano le prime riflessioni sulle pianificazioni di semina.

"Gli ultimi anni – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza, Enrico Chiesa - ci hanno portato a convivere con una volatilità delle quotazioni che è divenuta strutturale e le prospettive dipenderanno fondamentalmente dall'andamento dei mercati, che è sempre più necessario seguire con attenzione, ma in particolar modo per il grano tenero, la redditività della coltura è migliorata. L'impennata dei prezzi ha portato a punte di 290 euro/t, ma risultati economici comunque soddisfacenti sembrano finalmente essere un obiettivo del tutto raggiungibile".

La nuova campagna si è aperta all'insegna di prezzi più contenuti (225 euro/t), su cui hanno influito in modo determinante le scelte di alcuni Paesi, in primis la Russia che in primavera ha riaperto alle esportazioni dopo il blocco di un anno fa, ma complessivamente il biennio 2010-2011 ha fatto segnare una produzione decisamente inferiore alla domanda a livello mondiale: la produzione globale di grano tenero è risultata stabile, con scorte elevate.

La domanda, invece, è in crescita. In Italia mercato e clima hanno portato gli agricoltori a contrarre le superfici a grano tenero, con una discesa che ha fatto registrare, nell'ultima campagna, meno di 450 mila ettari a grano tenero. Le rese, poi, sono state all'insegna della grande variabilità: ottimi risultati per chi è riuscito a effettuare le semine autunnali in buone condizioni e situazioni anche molto critiche per le semine tardive.

A questo va aggiunto un andamento climatico difficile per tutto l'inverno che ha ostacolato le concimazioni ed i diserbi, tanto che la resa media è stata la peggiore degli ultimi otto anni: inferiore a 5 t/ha.

"A livello mondiale il raccolto 2011 è superiore alla campagna precedente, ma la tendenza incontrovertibile è il costante aumento della domanda alimentare. Il biennio 2010-2011 ha fatto segnare una domanda di circa 670 milioni di tonnellate, superiore alla produzione (attestata attorno ai 650 milioni di tonnellate). A questo fattore è necessario aggiungere la crescente richiesta di cereali ad usi energetici, che interessa soprattutto il mais. Sulle prossime scelte di semina, non è possibile - conclude Chiesa - trascurare anche altre importanti variabili come il cambio euro/dollaro, l'andamento climatico e gli aspetti economico-speculativi che ormai caratterizzano le commodities."