Lo scorso 17 giugno la Commissione Europea ha inviato al Parlamento una proposta di regolamento per vietare l'importazione di gas russo nell'Unione Europea a partire dal primo gennaio 2026 per i contratti stipulati dopo il 16 giugno 2025. I contratti stipulati in data precedente tra gli Stati membri e la Federazione Russa rimarrebbero in vigore fino alla loro naturale scadenza. Entro il 2027 le importazioni di gas russo dovrebbero essere comunque azzerate in tutti i Paesi dell'Unione.
Sorge spontaneo chiedersi se questo piano per il graduale raggiungimento dell'indipendenza dal gas russo potrebbe rappresentare un'opportunità per il rilancio del biometano in Italia.
Proponiamo ai nostri lettori un'analisi delle opportunità e delle minacce che l'adozione di tale proposta potrebbe comportare.
Perché una proposta di regolamento anziché una direttiva
Il riassunto esecutivo del Think Tank fornisce il contesto storico nel quale si è sviluppata la proposta in questione. La Foto 1 mostra l'andamento dei prezzi alle famiglie di elettricità e gas naturale, movente principale della redazione in fretta e furia del Piano RePowerEU. Brevemente, la strategia generale del Piano è: l'effetto combinato della promozione delle tecnologie atte ad aumentare l'efficienza energetica, la sostituzione con altri vettori energetici e l'approvvigionamento di gas da altri Paesi ha consentito di ridurre del 15% l'importazione di gas russo già nel 2023. Nel 2024, l'Ue ha comunque importato dalla Russia il 19% della domanda di gas naturale più il 3% della domanda di petrolio, per un totale complessivo di 21,6 miliardi di euro. Ingenti proventi che la Federazione Russa utilizza per finanziare la guerra in Ucraina.

Foto 1: L'andamento dei prezzi delle forniture energetiche secondo il riassunto esecutivo del gruppo di lavoro che ha elaborato la proposta
(Fonte foto: Gruppo di lavoro che ha elaborato la proposta di regolamento)
La Commissione Europea continua a puntare sull'elettrificazione come sostituto del gas naturale ma questa soluzione comporta la creazione di un nuovo problema: una quota significativa dell'elettricità europea è nucleare, e i principali fornitori di materiale fissile sono la Russia e i suoi alleati. Perciò è in corso di elaborazione una seconda proposta di regolamento per bloccare le importazioni di uranio dal blocco ex sovietico.
Durante il Summit di Versailles a marzo del 2022, il Consiglio Europeo ha dato incarico alla Commissione Europea di presentare un Piano REPowerEU a tal fine. In tre occasioni, fra febbraio 2024 e maggio 2025, il Parlamento aveva chiesto la graduale eliminazione delle importazioni di combustibili fossili dalla Russia. L'Ungheria e la Slovacchia, che dipendono fortemente dalle importazioni di combustibili fossili russi, hanno espresso dubbi sulla tabella di marcia della Commissione Europea e sulla successiva proposta legislativa. L'Ungheria sostiene che la politica energetica è di competenza nazionale e che la proposta della Commissione Europea mette a repentaglio la sua sovranità e la sicurezza energetica, finendo per porre il veto sulle conclusioni del Consiglio in materia il 16 giugno 2025. I due Stati membri hanno indicato che potrebbero chiedere un risarcimento danni se la tabella di marcia della Commissione venisse attuata.
Alle posizioni ideologiche dei sovranisti si sono sommate quelle, ugualmente prive di pragmatismo, delle organizzazioni ambientaliste Greenpeace, Climate Action Network Europe e Friends of the Earth Europe. Queste ultime insistono sulla necessità di eliminare completamente il gas naturale come fonte di energia entro il 2035. La loro proposta è di investire nell'efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e nella riduzione della domanda. Si oppongono all'investimento in nuove infrastrutture per il gas e ai sussidi ai combustibili fossili in generale, poiché, a dir loro, tali sviluppi potrebbero vincolare l'Ue a una dipendenza a lungo termine dai combustibili fossili e quindi compromettere gli obiettivi climatici ed energetici dell'Ue.
Data la necessità di un atto vincolante e direttamente applicabile, nonché la necessità di agire rapidamente in risposta a una minaccia imminente per la sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Unione Europea, un regolamento è l'unico strumento adeguato per garantire l'efficacia e l'efficienza delle misure proposte al fine di eliminare gradualmente le importazioni di gas russo nell'Unione Europea in modo coordinato a livello dell'Ue. L'articolo 11 del regolamento proposto impone agli Stati membri di elaborare un Piano di Diversificazione in vista dell'eliminazione graduale di tutte le importazioni di gas dalla Federazione Russa entro il 31 dicembre 2027.
I Piani Nazionali di Diversificazione includono le seguenti informazioni:
- i volumi delle importazioni di gas nell'ambito di contratti in essere e i servizi dei terminali GNL prenotati da società della Federazione Russa,
- le misure in vigore o previste per sostituire le restanti importazioni di gas russo, comprese le forniture e le rotte di approvvigionamento alternative,
- eventuali ostacoli tecnici o normativi all'eliminazione e le opzioni per superarli.
I Piani Nazionali di Diversificazione dovrebbero essere comunicati alla Commissione entro il primo marzo 2026.
Un'opportunità per il biometano, ma tanti fattori che possono frenare lo sviluppo
La proposta della Commissione Europea stabilisce esplicitamente che i Piani Nazionali di Diversificazione possono: "…includere l'uso della piattaforma AggregateEU (uno strumento per coordinare l'acquisto e lo stoccaggio di gas naturale a livello comunitario), misure di sostegno agli sforzi di diversificazione delle imprese energetiche, la cooperazione in gruppi regionali quali il gruppo ad alto livello sull'interconnessione energetica nell'Europa centrale e sudorientale (Cesec), individuare alternative alle importazioni di gas naturale attraverso l'elettrificazione, misure di efficienza energetica, la promozione della produzione di biogas, biometano e idrogeno pulito, la diffusione delle energie rinnovabili o misure volontarie di riduzione della domanda;".
A prima vista, il settore del biometano potrebbe uscire dall'attuale fase di stallo in cui si trova se la proposta venisse effettivamente convertita in un regolamento.
Ci sono però diversi fattori che potrebbero vanificare queste speranze:
- La pressione degli Usa potrebbe indurre l'Ue a comprare più GNL americano in cambio di minori dazi sui prodotti europei.
- Sovranisti e Verdi, contrari alla proposta per le proprie ragioni, potrebbero impedire o quanto meno ritardare di molto l'entrata in vigore del regolamento.
- Biogas e biometano dovranno competere con altri vettori e posizionamenti ideologici per gli investimenti e le agevolazioni: il fantomatico idrogeno pulito, la sostituzione delle caldaie con pompe di calore, i piani di efficientamento edilizio "in stile Superbonus", e la percezione del fotovoltaico come panacea energetica da parte di ampie fasce dell'opinione pubblica.
- La percezione negativa che ampi gruppi di popolazione hanno nei confronti degli impianti di biogas e biometano sposterà il volere politico verso le alternative elencate sopra.
- Ammesso e non concesso che il Governo italiano decida di dare un forte impulso al biometano nel Piano di Diversificazione che dovrà redigere, rimane sempre il nodo della burocrazia nell'iter autorizzativo degli impianti e il rischio di ricorsi dai "comitati nel no", che potrebbero bloccare i lavori.
Da un punto di vista puramente razionale, il blackout che ha colpito la penisola iberica il 28 maggio 2025 ha messo in luce la debolezza di un eccessivo affidamento ad un unico vettore energetico (l'elettricità, nello specifico quella da eolico e fotovoltaico) senza una sufficiente diversificazione del sistema. Questo evento, che statisticamente si verifica una volta ogni 10mila anni, dimostra che, sebbene l'Europa debba ancora rafforzare il proprio sistema energetico, non può più permettersi di puntare tutto sull'elettrificazione, e ancor meno su quella da fonti intermittenti.
Se l'attuale Governo italiano, a differenza dei Governi precedenti, decidesse finalmente di sfruttare appieno il potenziale che il biometano rappresenta per l'indipendenza energetica nazionale, dovrebbe puntare maggiormente sulla semplificazione burocratica e legiferare in modo da arginare le proteste ingiustificate dei "no biogas". Altrimenti è improbabile che l'Italia possa azzerare l'importazione di gas dalla Russia entro il 31 dicembre 2027, come richiesto dalla Commissione Europea.
Gli aggiornamenti sull'iter europarlamentare verranno pubblicati nella pagina del sito ufficiale.






























