E' stato proprio Baruzzi, assieme a Bruno Mezzetti dell'Università politecnica delle Marche e al collega Maurizio Battino a convincere i massimi esperti della coltivazione della fragola, riuniti dall'Ishs in Canada, l'agosto scorso, che l'Italia sarebbe stata la scelta migliore per l'edizione successiva del Simposio.
Per riuscire nell'intento e battere il Belgio, principale avversario, i tre ricercatori hanno puntato sulla possibilità di compiere un tour lungo la penisola, vedendo, in soli otto giorni, molteplici tecniche di coltivazione e molteplici varietà, a seconda che ci si trovi a Sud o a Nord.
"E' stato fondamentale - ha confermato proprio Baruzzi, intervistato da AgroNotizie durante il Macfrut di Rimini -. In nessun altro paese al mondo puoi vedere in così poco tempo tecniche che ricordano quelle della California, al Sud, e tecniche simili a quelle delle regioni artiche, al Nord. Il Belgio aveva una proposta molto interessante e tecnicamente avanzata, si concentrava sulla coltura programmata fuorisuolo, ma la chiave della vittoria è stata per noi proprio questa caratteristica".
Non c'è molto ancora di deciso in vista del 2020, ciò che è certo è che, chi parteciperà, compirà un tour da Sud a Nord per conoscere il sistema fragola italiano: a Sud, due giorni per vedere la Piana del Sele e il Metapontino, al Centro la Val Padana, ci saranno poi quattro giorni di congresso a Rimini più un giorno proprio al Macfrut 2020 e per finire il Nord, l'Alto Adige.
Tutti sono chiamati a contribuire in questa fase con idee e suggerimenti. "Per ora lo sforzo è stato scientifico. Abbiamo creato i rapporti con l'Ishs. D'ora in avanti - ha continuato Baruzzi - bisognerà creare una rete fra tutti gli attori della filiera: dai produttori ai vivaisti, alle associazioni alle aziende. Tutti coloro che vorranno, potranno essere coinvolti in quella che sarà un'occasione di mettersi in luce per il sistema fragola italiano".