"Alcuni legumi di pregio – spiega Luigi Gallo dell'ArsaC - come il Fagiolo Poverello Bianco dell'area del Pollino, il Fagiolo Monachella dell'Alto Lametino, il Fagiolo di Cortale dell'area catanzarese, la Sujaca di Caria e di Drapia del vibonese, i Fagioli Merulla dell'altopiano silano, la Lenticchia di Mormanno, sono stati studiati e rilanciati da alcuni anni dall'ArsaC e hanno già generato una nuova opportunità di reddito". Una buona notizia, che giunge proprio nell’anno internazionale dei legumi, voluto dall’Onu.
"Una risorsa - aggiunge Gallo - che il nuovo Programma di sviluppo rurale della Calabria, anche attraverso i Gruppi di azione locale, potrà valorizzare con l'attivazione di micro filiere. Una ulteriore occasione per rilanciare la coltivazione delle leguminose autoctone e per generare integrazione di redditi e nuova occupazione. Il rilancio della coltivazione di questi ecotipi, difatti, oltre a fornire dell'ottimo cibo, può fermare l'abbandono dei terreni agricoli in alcune aree della Calabria".
Queste varietà di leguminose risultano perfettamente ambientate negli areali di riferimento. Un elemento importante, visto il loro utilizzo come colture da rinnovo: la nota capacità delle loro radici, per effetto del rapporto simbiotico con i batteri del genere Rhizobium, di fissare al suolo l'azoto atmosferico, rendendolo assimilabile anche alle colture in successione.