L’andamento climatico delle ultime settimane non ha permesso di completare i programmi di semina in molti areali cerealicoli. Il ritardo con cui si potranno effettuate le semine suscita dubbi e incertezze nei produttori, i quali si chiedono fino a quando potranno seminare ciò che avevano pianificato e a quali rischi e perdite produttive e qualitative andrà incontro il prodotto posticipando la semina. Per rispondere a tali quesiti è necessario tener conto della zona e delle caratteristiche delle cultivar che si vogliono impiegare, in modo particolare della loro alternatività.
Quando si parla di “alternatività” si fa riferimento alla capacità della pianta di rispondere alle variazioni di temperatura e numero di ore di luce, passando dall'attività vegetativa a quella riproduttiva, ovvero di terminare la produzione di culmi e foglie a favore dell’emissione della spiga. Non tutte le varietà di frumento, orzo e triticale hanno questa capacità, che si manifesta in modo intrinseco solo negli individui che possiedono il gene Vnr1. Le cultivar che non hanno questo gene necessitano, per passare alla fase riproduttiva, di stare per un periodo variabile da 2-3 fino a 10 settimane a temperature di 3-10°C, processo definito “vernalizzazione”.
Benché per massimizzare le rese sia consigliabile la semina autunnale, in caso di problemi che impediscano una semina tempestiva, è possibile posticipare la semina fino al mese di marzo, purché si scelgano le giuste varietà, che non richiedano periodi troppo lunghi di freddo. In particolare, in funzione di queste caratteristiche è possibile classificare le varietà in tre gruppi (le date sono indicative e riferite alle condizioni climatiche medie del centro-nord Italia):


Varietà alternative: non richiedono periodi di freddo per passare alla fase riproduttiva e possono quindi essere seminati anche in primavera.

 


Varietà semi-alternative: richiedono un periodo di vernalizzazione di 2-3 settimane e possono pertanto essere seminate indicativamente entro la fine di febbraio.

 


Varietà invernali: richiedono da 4 a 10 settimane di freddo ed è bene non vengano seminate dopo la seconda decade di gennaio.

 


In conclusione, il superamento della data ottimale per la semina dei cereali autunno-vernini non devono quindi scoraggiare i produttori che possono protrarre la semina fino a fine inverno senza rinunciare a buone rese ed elevati standard qualitativi, purché si indirizzino verso le giuste cultivar. Naturalmente, per ottenere un investimento ottimale in termini di spighe al metro quadrato è necessario un incremento della dose di seme, che può indicativamente equivalere al 5% ogni 15 giorni a partire dal 1/11.