Sarà Bologna il crocevia della filiera mondiale del grano duro-pasta. Dal 30 giugno al 3 luglio, all'hotel Carlton, si svolgerà il simposio internazionale 'From seed to pasta'. Un evento di enorme portata che riunirà sotto le Due Torri tutti i maggiori esperti mondiali della filiera della pasta. Obiettivo: fare il punto sullo stato dell'arte delle ricerche, sotto i profili scientifici e tecnologici. Durante le giornate di studio, suddivise in dieci sessioni tematiche, verranno, infatti, presentati i più recenti risultati raggiunti nella genomica del grano duro e saranno approfondite le più svariate tematiche: la selezione assistita tramite marcatori molecolari, il miglioramento genetico, l'agronomia, gli stress biotici e abiotici, gli aspetti qualitativi e nutrizionali della pasta, oltre agli aspetti socio-economici della filiera.

Il simposio è stato organizzato dalla Società Produttori Sementi di Bologna in stretta collaborazione con Cimmyt (uno dei più importanti centri di ricerca internazionali nel breeding del frumento duro) e con Icarda, il centro internazionale per la ricerca agricola nelle zone aride. I sostenitori dell'evento sono la Regione Emilia-Romagna, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e Barilla, a cui si è recentemente aggiunta la Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura. Un grande riconoscimento che sottolinea in modo inequivocabile l'importanza che l'appuntamento sta assumendo a livello internazionale.

 

Per l'occasione, per fare il punto sulla qualità del grano duro Made in Emilia Romagna, abbiamo incontrato Roberto Ranieri di Barilla.

Dottor Ranieri cosa significa grano duro alta qualità Made in Emilia Romagna?

'Significa grano di qualità competitivo con il grano duro di origine francese, ma decisamente più vicino al nostro molino a grano duro di Parma. Occorre, infatti, ricordare che dal prossimo maggio entrerà in funzione il nuovo molino di Pedrignano (Parma) che con una capacità molitoria giornaliera di 900 tonnellate è il più importante in Europa. Con questo molino, peraltro, si completa un progetto industriale iniziato da Pietro Barilla alla fine degli anni '60 con la costruzione del pastificio di Pedrignano che ancora oggi, dopo 40 anni, è il più grande del mondo. Un filo conduttore che anche i suoi figli hanno voluto continuare. Per questi motivi, da agronomo provo orgoglio, vedendo le varietà di grano duro scaturite dai nostri programmi di ricerca coltivate così vicino al nostro stabilimento e anche pensare che l'agricoltore confida nella nostra innovazione varietale'. 

 

Il contratto quadro di filiera per produrre grano duro di qualità in Emilia Romagna ha una finalità precisa: mettere al riparo la produzione italiana dalle fluttuazioni internazionali. L'unica strada per dare stabilità alle forniture sta, infatti, nell'integrazione reale tra il mondo agricolo e l'industria. L'obiettivo è dunque quello di stringere una nuova alleanza tra la pasta italiana e il grano nazionale?

'L'obiettivo principale è quello precedentemente descritto, perché era già in essere prima che si manifestasse nella sua interezza l'attuale congiuntura mondiale sui cereali e soprattutto sul grano duro. Credo sia erroneo parlare di 'nuova alleanza' tra pasta italiana e grano nazionale: Barilla ha da sempre una presenza forte e attiva sulla filiera produttiva italiana, prova ne sono i contratti di coltivazione che vengono stipulati ormai da oltre 15 anni di esperienza. La nostra azienda, che fin dagli inizi degli anni '90 ha investito su progetti di filiera, confida che la maggior comprensione dei ruoli dei diversi operatori e il monitoraggio delle opportunità che possono creare valore e ridistribuirlo sulla filiera possano, alla fine, dare stabilità non solo qualitativa, ma anche quantitativa alle forniture. Occorre, infatti, che tutte le componenti si ritrovino a pensare alla competitività della filiera nazionale del grano duro in un'ottica di lungo periodo e valutando con occhio critico l'opportunità di opportunità di breve durata'. 

 

La sperimentazione è finita?

'La sperimentazione e la ricerca non finiscono mai. Diversamente dovremmo dire addio al prodotto di marca. Abbiamo nuove sfide davanti: in particolare, lo studio dell'adattabilità della specie e nuove aree di coltivazione (non solo in Italia, ovviamente. Barilla, infatti, è presente con i suoi molini e pastifici anche in Grecia, Turchia, Stati Uniti e Messico). Abbiamo bisogno di varietà che possano sfruttare al meglio la fertilità residua del suolo e che possano sopravvivere e portare a termine il ciclo anche in condizione di stress idrico. Occorre, inoltre, lavorare su caratteri di tolleranza e resistenza al Fusarium (particolarmente per la coltivazione nelle aree del Nord Europa e del Nord Italia) e bisogna capire meglio l'impatto sul business del polimorfismo della componente più importante del chicco: l'amido. Tutto ciò lo stiamo facendo con alcuni partner strategici come la Produttori Sementi Bologna ed alcuni istituti pubblici nazionali e internazionali'.

 

Avete già delineato anche la strada per il futuro?

'La strada per il futuro è sempre delineata, anche se in continua 'manutenzione'. Il mondo cambia molto velocemente, così come le necessità delle persone che sempre più spesso consumano il loro pasto fuori casa, sono più attente agli aspetti nutrizionali come il contenuto in fibra o in proteine. E' nostro dovere, quindi, proporre pasti a base di pasta completi, con alto contenuto di servizio senza mai dimenticare la nostra dieta ispiratrice che è quella mediterranea'.

 

Dottor Ranieri, l'incentivazione della produzione di grano duro potrà contribuire a stabilizzare l'andamento dei prezzi?

'Sì, potrà contribuire a stabilizzare l'andamento dei prezzi, ma non è l'unica strada. Come associazione di Semolieri Europei, ad esempio, abbiamo proposto al Commissario europeo Fisher Boel di considerare a livello europeo il grano duro come un cereale strategico, di costituire un comitato europeo operativo grano duro europeo che possa fare proposte autorevoli ed essere ascoltato, di mantenere il congelamento del set aside, di ricostituire gli stock europei e di abolire gli incentivi al settore delle coltivazioni per le bioenergie. Occorre, infine, che gli operatori chiave possano, e riescano, sempre più lavorare in un'ottica di filiera per creare valore e migliorarne la competitività'.

 

Un'ultima domanda. Il convegno 'From seed to pasta' metterà sullo stesso livello tutti gli attori della filiera. E' lo stesso spirito che ha accomunato i protagonisti del contratto quadro?

'Sono due iniziative diverse. Il simposio permetterà ai rappresentanti più rilevanti della comunità scientifica internazionale di incontrarsi e scambiarsi concetti e risultati sui diversi fronti scientifici. E' un'occasione importante per consolidare il ruolo della 'pasta industry' italiana nel settore della ricerca e anche per trarre ispirazione e nuove idee di business per il futuro. Per quanto riguarda il contratto regionale è un'iniziativa di business già attuale e funziona'.

 

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