L’attività di miglioramento genetico è quindi elemento molto importante per poter migliorare le caratteristiche del prodotto, aumentare il panorama varietale ed ampliare il calendario di maturazione in vista dell’ottenimento di nuovi e migliori impollinatori e individuare resistenza a fattori ambientali avversi, patogeni e parassiti.
Oltre all’innovazione varietale - molto importante nel Kiwi - è la qualità del prodotto che sempre di più rappresenta un valore aggiunto importante e determinante per il mercato e per il consumatore.
La qualità
“Elemento importante della qualità – spiega Raffaele Testolin del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientale dell’Università degli Studi di Udine – è rappresento dalla dolcezza del frutto, che deve attestarsi al momento del consumo almeno su valori di circa 12° Brix, per poter far si che il consumatore percepisca il sapore dolce. Inoltre, è importante che questo livello di dolcezza sia accompagnato da un adeguato livello d’acidità, in equilibrio l’uno con l’altro”.
“Questo è un aspetto interessante – prosegue Testolin – perché si contrappone alla massiccia attività di ricerca e di selezione cinese che produce piante a frutto dolce ma con bassa acidità, molto apprezzato sul mercato orientale, meno su quello occidentale che apprezza un frutto con caratteristiche organolettiche più equilibrate”.
Altro elemento è rappresentato dalla necessità di avere un’elevata shelf life o ‘vita sullo scaffale’ che le 4 cultivar ad oggi maggiormente coltivate presentano, a differenza di tutto il resto del materiale presente nel panorama Actinidia.
“Bisogna che poi considerare l’elevata capacità conservativa o ‘vita da frigo’ che i frutti devono avere. Questa caratteristica è maggiormente evidente ed importante nelle varietà più tardive, che rimangono in frigoconservazione per un tempo maggiore, perché normalmente sono le ultime ad essere vendute e rappresentano il prodotto commercializzato fino all’arrivo dei frutti provenienti dall’altro emisfero”.
Un basso tenore di zuccheri porta ad una capacità di conservazione minore. Se si prende in considerazione Hayward, il livello minimo di zuccheri per la raccolta è rappresentato da 6,2° Brix (secondo una ricerca neozelandese), livello che permette di far raggiungere il livello zuccherino in fase di maturazione commerciale ad un minimo di 12° Brix. Prima di quel valore, il processo di raccolta in amido da parte del frutto è incompleto e quindi la sua maturazione non può avvenire in modo adeguato, di conseguenza il prodotto non è compatibile con il mercato.
La produzione
Il kiwi fa la sua comparsa nei mercati internazionali agli inizi degli anni ’80 a seguito dopo la diffusione dalla Nuova Zelanda.
A seguito del grande impegno profuso dai neozelandesi e dal grande successo, la coltivazione dell’actinidia ha raggiunto l’Italia, il Cile, la Francia, la Grecia e la Turchia.
Ad oggi l’Italia rappresenta, secondo i dati Fao, il 35% dell’offerta mondiale, seguiti dalla Nuova Zelanda con il 27%, Cile con il 13%, Francia con il 7%, Grecia con il 5% e Turchia con il 2%.
Interessante è la situazione della Nuova Zelanda che, nonostante il ridimensionamento produttivo degli ultimi anni, rimane ancora nazione leader per il Kiwi per il tipo di commercializzazione e l’agguerrita strategia di marketing. I neozelandesi sono riusciti ad ottenere una produzione per unità di superficie elevatissima che supera di molto le altre nazioni (Nuova Zelanda 28 t/ha, Italia 19 t/ha, Francia 17 t/ha, Cile 16 t/ha, Grecia 13 t/ha e Turchia 2 t/ha).
Tutta la produzione neozelandese viene immessa sul mercato mondiale con un unico marchio (Zespri), scelta che ha dato alla società incaricata della commercializzazione un potere contrattuale molto forte e molto simile alle Gdo. Il kiwi neozelandese si è così assicurato uno sbocco di mercato interessante e continuo con condizioni di distribuzione e di coltivazioni prestabilite.
La Zespri è posseduta e controllata dai circa 2.750 produttori di Kiwi del paese ed ogni singolo Kiwi che raggiunge le tavole dei consumatori porta l’etichetta con il marchio Zespri (esistono 8 diversi marchio ognuno legato ad una tipologia di prodotto). In questo modo il consorzio controlla tutta la filiera, a partire dal miglioramento genetico fino alla vendita del prodotto finale, riuscendo così a gestire il Kiwi non come una semplice commodity agricola ma come un vero e proprio prodotto industriale. Complessivamente Zespri vende 80 milioni di vassoi di Kiwi, per un totale di 1.052 milioni di dollari.
La superficie coltivata in Italia, secondo l’Istast, è cresciuta passando dai 19.290 ha del 2000 ai 23.611 del 2006, con un incremento del 22,4%. La principale regione è il Lazio, con quasi 8.000 ha (33,7% della superficie nazionale), seguito dal Piemonte con 4.600 ha (19% superficie nazionale), Veneto con il 14% e Emilia-Romagna con il 13%.Tra queste Regioni l’Emilia-Romagna è la sola Regione che negli ultimi 5 anni ha avuto una contrazione della produzione pari al 10%, ma è importante sottolineare che dei 2.500 ettari di nuovi impianti presenti in tutt’Italia, ben 1.000 sono concentrati nella sola Emilia-Romagna, dove molto intensa è l’attività di espianto-impianto.
Prospettive e conclusioni
E’ evidente come ancora oggi è Hayward il prodotto maggiormente coltivato e consumato nel mondo, con una copertura del 95% dell’intero mercato di commercializzazione. Gli operatori del settore guardano però con molto interesse alle varietà precoci a polpa verde (sia per A. arguta che per A. chinensis) che permetterebbero di aumentare il calendario di maturazione e di migliorare quello presente attualmente, ad esempio migliorandone la scalarità di maturazione.
Altra varietà che si sta diffondendo è l’Actinidia arguta (baby Kiwi), anche se in Italia si è ancora a livello di ‘curiosità’. Un altro aspetto interessante - ma ancora tutto da valutare - è rappresentato dai Kiwi a frutto rosso o bicolore, per il quale si hanno molte aspettative per differenziare ed ampliare ulteriormente il mercato.
Considerazioni a parte vanno fatte sul Kiwi giallo che oramai ha conquistato il consumatore, attestandosi su produzioni elevate e con aspettative di crescita notevoli.
Ma il frutto del futuro è rappresentato dal Kiwi verde – che del resto è il suo colore per eccellenza - poiché questa colorazione resta la vera novità nel panorama frutticolo, legata al sapore dolce ed ad un elevato valore in vitamine, indice di salubrità del consumatore. A fronte di questa tendenza, il kiwi giallo potrà in futuro coprire una fetta interessante di mercato.
A cura di Lorenzo Cricca
Foto by kittenpuff1
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Fonte: Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - Università degli studi di Udine