- Approvazione della legge di istituzione dell'Albo degli agromeccanici, qualificante di attività svolte in modo professionale e con alta responsabilità sociale e ambientale.
- Conferma della revisione periodica dei mezzi agricoli, strumento efficace per ridurre gli infortuni e dare all'agricoltura la professionalità di cui spesso è carente.
- Miglioramento del sistema di tracciatura e verifica delle attività connesse su tutto il territorio nazionale.
- Reintroduzione della meccanica agraria tra gli insegnamenti degli istituti di Agraria.
- Creazione di distretti agromeccanici per non disperdere i capitali riservati dal Pnrr al rinnovamento dei mezzi agricoli. Un cattivo utilizzo rischia di creare diseconomie.
"Per arrivare a un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, occorre una robusta leva agromeccanica" afferma l'Unione nazionale contoterzisti agromeccanici e industriali.
Sempre in tema di Pnrr, il Cai, la Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani, vede in quest'ultimo, e in particolare nel fondo da 500 milioni di euro, un'opportunità per avviare un percorso di transizione ecologica e digitale d'innovazione nel settore della meccanizzazione agricola.
"Ma - avverte la confederazione per voce del presidente Gianni Della Bernardina - affinché questa prima fase possa centrare l'obiettivo, dobbiamo essere consapevoli che i fondi vanno impiegati al meglio, dando la precedenza a chi, come le imprese agromeccaniche professionali, ha una visione complessiva del processo di innovazione ed è al servizio del settore agricolo".
"Le risorse messe a disposizione in questa prima fase per la rivoluzione digitale in agricoltura non sono molte" commenta il vicepresidente vicario del Cai Sandro Cappellini. "Chi sarà chiamato a gestire i fondi avrà l'imperativo di individuare le imprese agromeccaniche professionali quali principali destinatarie delle risorse, così da ottimizzarne l'uso e accelerare in chiave di agricoltura 4.0".