Le rimostranze del presidente di Confai, Leonardo Bolis, raggiungono direttamente Renzi e, solo per conoscenza, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, del quale Bolis apprezza “gli sforzi compiuti nel cercare di porre fine alle ingiuste discriminazioni che ancora pongono un freno agli imprenditori del nostro comparto”.
Tuttavia, a Confai non resta che constatare che “evidentemente il Consiglio dei ministri non ha ritenuto rilevante l’impegno di oltre 10.000 imprese agromeccaniche professionali, cui gli agricoltori e coltivatori diretti italiani affidano in outsourcing più del 98 per cento delle operazioni di raccolta e oltre il 70 per cento dei restanti interventi colturali”.
L’affondo di Bolis non lascia margini di interpretazione. “Riteniamo emblematica e perfino offensiva – scrive Confai - l’esclusione del mondo agromeccanico dal credito d’imposta per l’innovazione e dalle agevolazioni per favorire l’assunzione di giovani lavoratori in agricoltura, limitandole ai datori di lavoro, che hanno i requisiti di cui all’articolo 2135 del codice civile, considerando oltretutto che i dipendenti delle imprese agromeccaniche sono da tempo giustamente inquadrati nel sistema previdenziale agricolo e che l’attività agromeccanica è classificata agricola a tutti gli effetti sia dalla legislazione nazionale (art. 5 Dlgs 99/2004) che da quella europea (Codice Ateco 016100)”.
Un’esclusione ancor più inspiegabile, prosegue Bolis, “se si considera che i contoterzisti agrari sono gli unici imprenditori ancora disponibili ad investire in meccanizzazione agricola e ad assumere dipendenti, nonostante la crisi generalizzata del settore primario ed essendo del tutto manifesto che le sfide della competitività, della sicurezza e della qualità alimentare non si possono vincere senza la rete delle imprese agromeccaniche, che garantiscono quotidianamente l’impiego di tecnologie innovative e in grado di promuovere un’agricoltura razionale e moderna”.
All’europeista Renzi Confai fa presente che “in nessuno dei Paesi più avanzati sotto il profilo dell’agricoltura professionale si riscontrano analoghe discriminazioni a danno delle imprese che lavorano per il progresso del settore”.
“Confidiamo pertanto – conclude Bolis - che un suo decisivo intervento possa porre fine a questa visione corporativa e di retroguardia sul futuro dell’agroalimentare italiano”.
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Fonte: Confai