Il percorso di integrazione fra Confai e Unima sarà uno dei temi principali dell’assemblea annuale della Confederazione degli agromeccanici e agricoltori italiani, in programma il prossimo venerdì 29 novembre a Bergamo, nella locale Camera di commercio. Fra gli interventi pianificati, l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, e il professor Tommaso Maggiore dell’Università di Milano, con una relazione su “l’impresa agromeccanica nell’evoluzione dell’agricoltura”.

Le imprese agromeccaniche italiane riannodano i fili del dialogo, dunque. E l’assemblea dell’organizzazione, guidata da Leonardo Bolis, sarà l’occasione per illustrare alcuni importanti dettagli operativi del neonato Coordinamento nazionale degli agromeccanici, frutto di un’intesa tra Confai e Unima.
Grazie anche alla sensibilità e alla lungimiranza del neopresidente di Unima, Silvano Ramadori, e del suo vice, Gianni Dalla Bernardina - sottolinea  il presidente di Confai, Leonardo Bolis - siamo riusciti ad aprire una prospettiva di collaborazione a tutto campo, che era da tempo auspicata all’interno di Confai come strategia prioritaria per l’affermazione delle esigenze delle imprese agromeccaniche di fronte alle istituzioni e alle grandi organizzazioni economiche”.

L’accordo sarà presentato ufficialmente nei prossimi giorni alla sede del ministero delle Politiche agricole a Roma, ma durante l’assise di Bergamo saranno resi noti i dettagli di alcune azioni sindacali e di razionalizzazione dei servizi, a partire dalle quali le due associazioni puntano a realizzare un forte coinvolgimento delle rispettive basi associative.
“A tale riguardo – ha anticipato il segretario alla presidenza di Confai, Enzo Cattaneo - stiamo già progettando azioni comuni all’interno di Enama, Ente nazionale della meccanizzazione agricola, e di Unicaa, il Centro di assistenza agricola cui si rivolgono le imprese agromeccaniche, che rappresenta un modello assai efficiente di gestione di un’ampia serie di servizi in agricoltura”.

L’assemblea di Bergamo offrirà anche l’occasione per la presentazione del “caso Lombardia” come positivo esempio di attenzione da parte di un’amministrazione regionale verso le esigenze del comparto agromeccanico e del settore primario. “In Lombardia - ha ricordato il coordinatore nazionale Sandro Cappellini - alle imprese agromeccaniche è consentito di realizzare su terreni agricoli le strutture necessarie allo svolgimento del proprio lavoro. È inoltre stato recentemente approvato dalla giunta regionale un Albo delle imprese agromeccaniche destinato ad elevare gli standard di professionalità, efficienza e trasparenza del mercato dei servizi di coltivazione in conto terzi. L’auspicio è che il modello lombardo possa essere replicato anche nel resto del Paese”.