Diamo la periodica sbirciatina sul mercato mondiale delle commodity agricole.

In estrema sintesi troviamo in netto ribasso lo zucchero e i cereali, bene invece gli oli vegetali (ma non in Europa), il latte e i latticini.

 

Cominciamo dai cereali. Nel mondo, tutti gli indici hanno indicato e indicano ribassi. Su tutte le piazze il commercio del grano tenero langue per effetto della scarsa domanda e della fortissima competizione fra esportatori; lento anche il mercato del mais; scende l'orzo, sale il sorgo. Piccola nota per l'Italia, in cui il 2024 è da considerarsi l'Annus horribilis cerealicolo: abbiamo fatto i conti della serva. Per il tenero il costo di produzione può andare da 1.100 a 1.600 euro/ettaro per poi realizzare, in vendita, 1.600-1.700 euro Pac compresa, se tutto va bene. E abbiamo detto tutto.

 

Per lo zucchero, fino ad agosto sui mercati mondiali, è stato un bagno di sangue; poi, con settembre, si è visto un recupero consistente (+20% zucchero grezzo, +12% zucchero bianco). In Europa, i prezzi hanno invece continuato a scendere (-6%, 560 euro/tonnellata - dati Aretè).

 

Gli oli vegetali sono trascinati dalle brillanti performance dell'olio di palma, mentre l'olio di soia scende per effetto delle forti prospettive dell'offerta. Dopo essere cresciuti per alcuni mesi, gli oli di girasole e di colza hanno iniziato a scendere.

 

Buone notizie per il latte e i latticini. Il fenomeno dell'anno è il mercato del burro, che raggiunge livelli di prezzo mai visti. Alla Cciaa di Milano, la crema di latte (40% grassi) è quotata 4,06 euro (+59% da inizio anno); in Germania, sulla piazza di Kempten, il burro è stato pagato 8,5 euro/kg (+87% rispetto a un anno fa - dati Aretè).

 

In complesso, per l'agricoltura italiana, come direbbe un umorista: situazione disperata, ma non seria.