"È come se i pompieri dovessero pagare l'acqua per spegnere gli incendi…". Una efficace similitudine che ben rappresenta la preoccupazione dei consorzi di bonifica ed irrigazione di fronte agli esagerati aumenti dei costi energetici dopo che, da tempo, chiedono tariffe significativamente agevolate, considerato il servizio pubblico svolto.

Forti di un complessivo fabbisogno annuale stimato in 650 milioni di kilowattora, negli anni si sono impegnati ad aggregare massa critica (come il Consorzio Energia Ambiente - Cea) per aumentare il potere contrattuale verso gli enti gestori, ma ora non basta più e gli incrementi delle bollette si tradurranno in maggiori oneri a carico dei consorziati, vanificando anni di impegno nel mantenere inalterati i contributi grazie ad una costante ricerca della massima efficienza.

"È necessario sterilizzare il più possibile gli aumenti dei costi energetici per evitare di aggravare l'onere a carico dei consorziati oppure di dissestare bilanci virtuosi - segnala Francesco Vincenzi, presidente dell'Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi), nonché del Cea - Tra l'altro, l'attuale situazione climatica comporta maggiori necessità irrigue con conseguente aumento di costi, che inevitabilmente si trasferiranno sui prezzi dei prodotti agricoli".

"È quantomai urgente una nuova politica energetica nazionale, che integri le diverse opportunità nel segno della sostenibilità - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - Per questo, siamo contrari alla ripresa delle trivellazioni nell'Alto Adriatico - Polesine - di fronte a comunità, che ancora oggi pagano i disagi di passate scelte rivelatesi gravemente dannose per il territorio. Allo stesso tempo, chiediamo di utilizzare al massimo le opportunità produttive che l'innovazione tecnologica permette lungo un 'serbatoio verde' di oltre 200mila chilometri di corsi d'acqua, che già oggi producono annualmente 697 milioni di kilowattora, grazie a 242 impianti idroelettrici; a ciò si potrebbero affiancare 'isole' di pannelli solari galleggianti su porzioni degli specchi d'acqua esistenti e cui sarebbero funzionali i progetti di nuovi bacini consortili, nonché la proposta di 6mila invasi medio piccoli, presentata da Anbi con Coldiretti".

Attualmente i consorzi di bonifica e irrigazione gestiscono 110 impianti fotovoltaici, perlopiù sui tetti di immobili idraulici, per una produzione annua pari a circa 8 milioni di kilowattora.

"Ad ostacolare questo progetto energetico green ci sono ancora una volta le farraginosità burocratiche che impediscono, ad esempio, l'utilizzo sul posto dell'energia prodotta, che azzererebbe di fatto la bolletta dei consorzi di bonifica ed irrigazione; oggi, invece, tali enti sono obbligati a venderla ad un gestore per poi riacquistarla a prezzo maggiorato - evidenzia ancora il presidente di Anbi -. Siamo consci di essere solo un tassello di un mosaico assai più grande; vorremmo, però, essere messi nella condizione di poter fare responsabilmente la nostra parte fino in fondo. Chiediamo a tutti gli altri attori, ad iniziare dalla politica, di fare altrettanto. Le contingenze ne dimostrano l'urgenza".