Sarà un po' diversa rispetto al solito, ma sarà pur sempre Pasqua.

Nonostante le difficoltà conseguenti all'emergenza causata dal coronavirus, la maggior parte degli italiani non intende rinunciare alle tradizioni, soprattutto a tavola. L'alimento più rappresentativo resta infatti la carne d'agnello, ma le difficoltà date dall'attuale situazione rischiano di travolgere il settore ovicaprino nazionale.

Con la chiusura degli abituali canali di vendita - ristoranti, agriturismi e mercati - gli allevatori e i pastori trovano bloccato il loro principale sbocco commerciale, mentre la grande distribuzione privilegia l'offerta estera, che attua politiche di prezzo molto aggressive. Cia-agricoltori italiani stima attualmente l'import di ovini al 75%, soprattutto da paesi come Spagna, Romania, Estonia, Grecia, che non assicurano gli standard qualitativi della nostra pastorizia.

In questi giorni ci sono circa 350mila agnelli da latte italiani sul mercato, dei quali 150mila sono Igp "Agnello di Sardegna", ma gli ordinativi rispetto alla Pasqua scorsa sono crollati del 50%, periodo in cui si concentra gran parte dei circa 1,5 chilogrammi di carne ovina consumata in un anno nel paese.

Anche i prezzi sono crollati. Se al consumo si arriva ai 14 euro al chilogrammo, al pastore un agnello viene pagato circa 2 euro al chilogrammo, con i quali non è neppure possibile coprire i costi di produzione.

"Con l'avvicinarsi del periodo pasquale stiamo registrando evidenti manovre speculative tese ad abbassare i prezzi riconosciuti per gli agnelli ai nostri allevatori" denuncia Fabrizio Filippi, presidente della Coldiretti Toscana. "La filiera agroalimentare dal campo al consumo deve essere compatta e solidale, anche e soprattutto in questo momento di criticità e deve garantire la sopravvivenza delle stalle, evitando di arrecare ulteriore danno all'anello più debole della catena".

"Con il crollo degli ordinativi di agnello italiano viene vanificato il lavoro di produzione di tanti mesi" spiega dal canto suo Dino Scanavino, presidente della Cia. "E' necessario che il Governo metta in campo misure di sostegno per gli allevatori ovicaprini, incentivando con sgravi fiscali la grande distribuzione a privilegiare prodotto italiano di qualità. E' inoltre urgente attivare una campagna di promozione ministeriale per incentivare il consumo di agnello italiano, valutando la possibilità di finanziare misure di ammasso privato per l'eccesso di offerta".

A fargli eco Confagricoltura nazionale che sollecita anche interventi straordinari a livello europeo.

Confagricoltura Puglia si rivolge direttamente alla regione chiedendo di prevedere uno stanziamento di risorse per la realizzazione di un'immediata campagna promozionale, rivolta in particolare al canale della Gdo e finalizzata ad incentivare il consumo dell'agnello pugliese.

Quello di Nicola Minichino, presidente di Copagri Basilicata, è invece un appello a tutti i consumatori: un appello mediante il quale invita a non rinunciare alle tradizioni. "Invitiamo i consumatori ad acquistare prodotto locale; consumare carne fresca, infatti, anche se in piccole porzioni, è fondamentale per sostenere concretamente un settore di fondamentale importanza per l'economia regionale quale quello della pastorizia".

Appello che, come quello di tanti altri protagonisti del settore e delle relative associazioni, non è rimasto del tutto inascoltato. Secondo la Coldiretti infatti l'88% dei cittadini vuole carne di origine nazionale, con quasi i due terzi dei consumatori che ha scelto addirittura di acquistare direttamente dal pastore.


Uova, le protagoniste della Pasqua

E no, non sono quelle di cioccolato.

Con un aumento record del 45% degli acquisti, le uova vere sono le star del carrello e battono nettamente quelle di cioccolato che fanno registrare un crollo del 30-40% negli ordini secondo l'Unione italiana food. Questo è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Iri.

Un boom determinato da un deciso ritorno in cucina degli italiani, probabilmente anche a causa delle norme anti contagio stabilite dal Governo Conte. Con l'esigenza di passare il tempo fra le mura domestiche si è tornati a preparare dolci, pane e pasta fatta in casa, dove le uova sono spesso un ingrediente fondamentale, secondo una tradizione che appassiona oggi quasi una famiglia su tre (32%) sulla base dell'indagine Coldiretti Ixè.

Non è un caso infatti che nella settimana precedente quella Santa si è verificato un balzo record negli acquisti degli ingredienti base: dalla farina (+213%) al lievito di birra (+226), dal mascarpone (+100%) al miele (+68%), dal burro (+86%) allo zucchero (+55%) fino alle uova (+54%), secondo elaborazioni della Coldiretti su dati Nielsen rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Mentre si segnala un calo tra il 30 e il 40% dei ricavi della vendita di uova di cioccolato e colombe.


Natale con i tuoi, Pasqua anche

E così tutti a casa, niente pranzo e niente cena al ristorante o in un agriturismo alle porte della città.

Un sacrificio necessario ma doloroso che costa 6 miliardi al sistema turistico in generale secondo un'analisi della Coldiretti su dati Ixè. Sull'orlo del crack sono alberghi, ristoranti ma - afferma la Coldiretti - anche i 23mila agriturismi presenti in Italia, per i quali la Pasqua segna tradizionalmente l'inizio della stagione turistica con il risveglio della natura in primavera.

"L'attività agrituristica è tra le più colpite dall'emergenza Covid–19, è stata la prima a risentire del blocco delle attività e risulta azzerata già da quattro settimane" dichiara Savino Muraglia, presidente della Coldiretti Puglia. "Abbiamo chiesto alla Regione Puglia di deliberare la richiesta di stato di calamità anche per l'agriturismo".