E’ ancora presto per dire come andrà la
campagna corilicola 2019, ma un dato è certo: con la
cimice asiatica che è ufficialmente sbarcata anche al
Sud, colpendo noccioleti a
Teano, nella
Campania settentrionale, si aggiunge un nuovo elemento per valutare le rese anche nei noccioleti meridionali, ovvero la percentuale di
prodotto cimiciato, che con l’asiatica fa segnare livelli prima sconosciuti, e che fino a ieri aveva riguardato solo le regioni settentrionali. Un segnale negativo in più per la corilicoltura meridionale che, come lo scorso anno, segna
prezzi all’origine decisamente
più bassi rispetto al
Nord e di
poco superiori a quelli del 2018.
La
corilicoltura italiana nel
2018, secondo l’
Istat, si è attestata su questi numeri:
84.306 ettari coltivati a
nocciolo, dei quali
78.593 in produzione, pari a
1,4 milioni di
quintali di
nocciole pervenute a
maturità delle quali
oltre 1,3 milioni raccolte. Per quanto riguarda i
prezzi 2019, si è ancora fermi ai primi di stagione, ma si conferma la tendenza dello scorso anno.
Piemonte, prezzi superiori ad un anno fa
Il
Piemonte dispone di
23.082 ettari di noccioleto in produzione nel 2018, con un
raccolto nello scorso anno, secondo Istat, di
364.776 quintali. E qui il
26 agosto scorso, precisamente a Castagnola delle Lanzi (Asti), durante la 160° Fiera della nocciola, è stato annunciato il
primo prezzo ufficiale per il Piemonte della
Trilobata delle Langhe:
da 3,4 a 3,6 euro al chilogrammo, prezzi minimi e massimi pagati
“al punto di resa”, con un
differenziale tra minino e massimo determinato dai
fattori qualitativi, a cominciare dal
grado di umidità, che nel caso del Piemonte è stato elevato nella fase di pre raccolta, in buona parte delle aree vocate. Ciò nonostante i
prezzi risultano
superiori a quelli
dello scorso anno nello stesso periodo, attestatisi a 3,00-3,20 euro al chilogrammo.
Campania, prezzi poco dinamici
Dopo il Lazio e con coltivazioni ben più produttive, la
Campania è la
seconda regione italiane produttrice di nocciole: 386 763 quintali raccolti da
20.543 ettari in produzione nel
2018, secondo Istat. E qui l’
Ismea il 28 agosto scorso ha rilevato i prezzi alle condizioni di
“franco magazzino partenza” di
poco più elevati che nello stesso periodo dello scorso anno, ma sempre faticosamente attestati
ben al di sotto dei 3 euro al chilo. In particolare, ad
Avellino, la Lunga San Giovanni di prima qualità è attestata tra i
2,10 ed i 2,30 euro al chilogrammo. Sulla medesima piazza la
Tonda avellinese – prima qualità si ferma sui
minimi a
2,00 euro al chilo ed a
2,20 euro sui
massimi. E
stessi prezzi nello stesso giorno a
Napoli per la
Lunga San Giovanni – prima qualità. Porta a casa un ragionevole
2,50 -2,90 euro al chilo solo la
Tonda di Giffoni di prima qualità, rilevata sulla piazza di
Salerno.
Iniziative di valorizzazione per la Tonda di Giffoni
Un risultato che non è ancora ritenuto soddisfacente nell’areale della
Nocciola di Giffoni Igp al punto che nella scorsa settimana si è tenuta, nell’ambito della Sagra della nocciola e del cinghiale a Gaiano di Fisciano (Salerno), una tavola rotonda a cura del
Gal Terra è Vita, dove è stata rilanciata da
Rosario Rago, responsabile nazionale filiere di
Confagricoltura, l’idea di rimettere in funzione l’
Osservatorio sul nocciolo, una struttura regionale per monitorare la qualità e valorizzare la corilicoltura dell’area. Idea accolta da
Nicola Caputo, consigliere all’Agricoltura del presidente
Vincenzo De Luca. Altra necessità emersa durante la tavola rotonda è quella di fare
aggregazione tra
imprese agricole per avere un miglior margine di contrattazione con l’industria che ritira il prodotto, anche mediante
contratti di rete.