La dinamica ribassista è stata più marcata per i prodotti delle coltivazioni (-13%), mentre i prezzi dei prodotti zootecnici hanno mostrato una migliore tenuta (-3,6%). Meno marcato l’andamento ribassista secondo l’indice core (-7,1%). Questo indicatore, elaborato dall’Ismea escludendo le componenti stagionali e con quotazioni più variabili, ha infatti il vantaggio di cogliere la tendenza di fondo dei prezzi agricoli. La flessione dei prezzi all’origine si riflette sui prezzi al consumo di beni alimentari e bevande.
Si è arrestata la crescita propulsiva dei prezzi degli alimentari non lavorati, ora pari allo 0,4%, mentre i pezzi della componente dei prodotti lavorati hanno riportato una variazione deflativa (-0,1%). Il dato tendenziale per i prezzi delle coltivazioni riflette dinamiche eterogenee dei vari segmenti produttivi. Continuano i forti cali nelle quotazioni dei cereali (-18,5%), così come gli olii e grassi vegetali (-25%), con il prezzo dell’olio che perde 28,3%. Tra i prodotti più stagionali calano quasi tutti gli ortivi, ad eccezione delle zucchine (+8%).
Positivo invece il confronto annuo per le colture industriali (+8%) i semi oleosi (+5,6%). Per quanto riguarda la frutta, la crescita a +11,1% riguarda in particolare i limoni e la frutta a guscio. Sul fronte della zootecnia la tendenza risulta meno deflativa, beneficiando di una congiuntura relativamente favorevole al settore. Scende il prezzo del bestiame vivo (-2,2%), mentre il suino è l’unico allevamento a distinguersi per una crescita tendenziale del prezzo dell’animale (+13%).