C'è chi prima faceva l'agente di commercio, il promoter, l'informatico, il grafico, il dipendente di una multinazionale. Poi è arrivata la crisi, anche qui nel cuore dell'economia e qualcosa si è inceppato, non solo dal punto di vista delle ambizioni professionali.
Tra loro c'è anche chi dopo la laurea con lode non ha trovato lavoro, solo offerte sporadiche maturando una sorta di sconfitta. Ora per quasi dieci di loro qualcosa è cambiato e grazie al progetto Work experience, un intervento formativo di Coldiretti Veneto finanziato dalla Regione Veneto attraverso il Fondo sociale europeo, presentato il 14 luglio 2016 a Selvazzano Dentro (Pd) nella sala della Villa Cesarotti, si apre la porta di un'impresa agricola per l'inserimento nel mondo del lavoro.

Per questi soggetti pronti per mettersi nuovamente in gioco nonostante tutto, c'è l'opportunità di un impiego in aziende d'eccellenza che praticano la multifunzionalità con una forte propensione al turismo rurale ed alla relazione al commercio di prodotti agroalimentari.
Per queste figure disoccupate tra i 30 e i 50 anni, lo sportello dell'Associazione retelavoro solidale (Rls) ne ha registrate circa 400, il settore primario, con tutte le sue potenzialità di sviluppo, sarà l'ambito privilegiato per una rinascita lavorativa.

Ad offrire una possibilità di riscatto è una rete di società agricole localizzate tra Padova e Vicenza: dalla Cooperativa mais Marano a quella Sociale piccola città, dall'allevamento Asinomania al servizio navigazione fluviale Delta tour, dalla struttura cooperativistica Terra di mezzo alla Nuova agricola Girasole, dalla prima fattoria solidale regionale Pachamama all'agriturismo Palazzetto Ardi.
Collabora inoltre al lancio di una startup la realtà "Agrimea" che avvierà, con uno degli allievi, la gestione di un'attività innovativa sui Colli Euganei di allevamento di asine per la produzione di latte da destinare alle pediatrie degli ospedali.

"Con l'agricoltura sociale - ha spiegato Martino Cerantola, presidente di Coldiretti Veneto - nasce un nuovo modello di welfare che vede la campagna e gli operatori protagonisti con progetti dedicati ai soggetti più vulnerabili che devono fare i conti con la cronica carenza di servizi alla persona. Si tratta della punta più avanzata della capacità di esaltare l'accoglienza e l'ospitalità nei campi conciliando integrazione economica con la valorizzazione della relazione umana.
Il Veneto, cha ha anticipato di un anno la legge nazionale sulle fattorie sociali, ha dimostrato numeri ed esperienza di qualità a servizio dell'intera collettività in particolare per le fasce più deboli"
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"L'iniziativa formativa, presentata da Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Veneto, si articola in quasi mille ore tra lezioni pratiche e teoriche programmata in tre fasi: la prima concentrata sulla comunicazione, relazione ed incremento delle abilità richieste dai diversi incarichi, la seconda è dedicata alla motivazione della ricollocazione nel mondo del lavoro ed infine il tirocinio con l'inserimento vero e proprio nel ruolo assegnato.
Si tratta di un corso innovativo
- ha sottolineato Pierangelo Turri della direzione formazione regionale - destinato in futuro ad evolversi ed essere ripetuto sul territorio, magari coinvolgendo anche l'Università di Veterinaria di Padova con uno studio sul benessere degli asini, animali che aiutano l'approccio terapeutico alla fatica".

Ad incoraggiare i pionieri in questa avventura c'era l'assessore ai Servizi Giovanna Rossi della Città di Selvazzano che con questa iniziativa, insieme a tante altre dai contenuti sociali, si guadagna la coccarda di "comune solidale" in una logica di welfare generativo.
Eugenio Milonis presidente nazionale del Consorzio Allevasini raccontava dei tanti casi di svolta intrapresi grazie al supporto degli instancabili quadrupedi che tanta simpatia rappresentano per la gente e in termini di varietà di razze sono esempio di una ricca biodiversità.
Sarà lui ad ospitare a L'Aquila il più giovane dei corsisti (tra l'altro di Selvazzano) per un lungo periodo di stage.

Don Marco Cagol vicario episcopale ha infine parlato di cantieri di giustizia e di coltivazione dei valori per vincere la povertà spirituale.