Un ritorno a Taranto dopo diverso tempo, quello di De Castro, per chiacchierare di Europa e di agricoltura, di nodi da sciogliere e soprattutto di prospettive.
Un incontro giunto due giorni prima della manifestazione Coldiretti in difesa del made in Italy, tenutasi il 20 aprile a Napoli, e che ha affrontato le stesse questioni.
Luca Lazzàro, introducendo l’europarlamentare, ha messo subito il dito nella piaga: “Il punto di vista europeo è fondamentale per le nostre scelte, anche locali”.
“Se l’Italia deve tornare a fare l’Italia - ha aggiunto - in agricoltura è necessario che ciò venga fatto con atti concreti, vedi il Testo unico sul vino o la cancellazione dell’Imu; ma anche a livello internazionale, ad esempio gli accordi con Marocco e Tunisia oppure l’embargo russo che hanno penalizzato pesantemente l’agricoltura italiana e, in particolare, pugliese”.
Temi scottanti e di stretta attualità come olio d’oliva, agrumi, ortofrutta e prezzo del latte crollato dopo la fine del regime delle quote. In più un focus incentrato sulla città dei Due mari: “Qui a Taranto - ha rimarcato Lazzàro - l’agricoltura può essere il trampolino di rilancio per un’economia fiaccata. Possiamo essere un settore alternativo all’acciaio, perché siamo l’unico settore in crescita nei dati economici più recenti e su questo vogliamo investire”.
Riflessioni che De Castro ha raccolto: “Confagricoltura - ha affermato - sa distinguersi in positivo da chi cerca colpevoli invece che soluzioni, sulle cose che non vanno, i prezzi bassi, la concorrenza sleale. Sono qua con voi a parlarne: l’Europa ci guarda ma sa anche ascoltare”.
L’Europa, però, chiede anche di aggregarsi per essere più competitivi. “Nel pacchetto promozione - ha rimarcato De Castro - ci sono oltre 200 milioni, ma andranno in gran parte al Centro Nord dove ci sono più strutture adeguate a sfruttare queste possibilità”.
La chiave di lettura è chiara per il parlamentare: ”Il Sud deve puntare sull’organizzazione perché è questo che bolle in pentola a Bruxelles. Sull’olio d’oliva il problema vero è il come ci organizziamo per fare olio di qualità e cercare nuovi mercati, ad esempio nell’area asiatica dove c’è una forte domanda. Oggi più di ieri o sei dentro il sistema o sei fuori, perciò bisogna avere un peso importante sui canali distributivi che dettano le condizioni e lo si può fare aggregandosi”.
Attrezzarsi, cioè, per affrontare la sfida del mercati dove “le perturbazioni e la volatilità dei prezzi aumenterà in futuro”.
“In Europa - ha aggiunto De Castro - stiamo anche parlando di come rafforzare gli strumenti di gestione delle crisi sia in chiave commerciale sia di difesa dei redditi”.
Ma si sta ragionando anche di ricalibrare la Pac. “L’anno prossimo ci saranno cambiamenti proprio in direzione della semplificazione del greening, riducendo burocrazia e costi applicativi. Si sta lavorando per ridurre il peso sugli agricoltori, con domande poliennali e rotazione programmata, spostando l’onere sui singoli Stati e creando corridoi ecologici gestiti e individuati dallo Stato, ma con un incentivo dato alle aziende”.
Sul versante del latte, invece, De Castro ha annunciato che a Bruxelles “si sta pensando di incidere sul prezzo in virtù di un sistema di offerta a livello europeo con un meccanismo incentivante, basato su un premio al produttore di 4-5 centesimi al litro a condizione di mantenere la produzione dell’anno precedente”.
De Castro, sollecitato dai dirigenti di Confagricoltura Angelo De Filippis e Giuseppe Tagliente, ha poi affrontato il caso non solo tarantino del difficile rapporto, con danni economici e d’immagine, tra agricoltura e grande industria.
“Bisogna mettere a valore i successi, non gli insuccessi - ha chiarito l’europarlamentare - e ciò è possibile farlo promuovendo marchi d’area e sapendo che l’Europa finanzia queste iniziative che valorizzano identità e qualità. Penso al Primitivo di Manduria, una miniera per Taranto, che oggi vale quasi più dell’Amarone in Veneto. Poi c’è spazio nel settore tradizionale dell’uva, dove la provincia di Taranto è leader e la Spagna non è entrata. Su agrumi e ortofrutta, invece, il concorrente più temibile è proprio la Spagna che fa un export di 8 miliardi e noi meno di 4".
"Chiediamoci perché e scopriremo che la battaglia - ha concluso De Castro - va fatta sull’aggregazione delle imprese e sulla promozione delle potenzialità e qualità dell’agricoltura italiana e tarantina”.