Nel dettaglio, l’analisi che la Cia ha svolto sulle delibere comunali, anche attraverso il proprio Caf, evidenzia una generale mancanza di attenzione verso il settore agricolo, sottoposto a Tasi anche sui fabbricati rurali strumentali (vale a dire stalle, rimessaggi degli attrezzi, depositi) in base all’aliquota stabilita dalla legge: solo pochi Comuni hanno ridotto l’aliquota e soltanto in quei comuni dove è stato stabilito di tassare, attraverso la Tasi, la sola abitazione principale si registra l’esclusione per fabbricati agricoli strumentali.
Ma non è finita: adesso all’applicazione della Tasi ai fabbricati rurali strumentali, indipendentemente dalla loro ubicazione - sottolinea la Cia - si aggiunge la previsione di assoggettamento a Imu dei terreni agricoli ubicati nei territori di collina e di montagna, prevista dal decreto 66 del 2014, in attesa di regolamentazione, fino al 2013 esentati dall'imposta.
Tutto questo rischia di provocare una situazione insostenibile per migliaia di agricoltori che rischiano di trovarsi nell’impossibilità di pagare un aggravio impositivo non giustificato e, oltretutto, privo di qualsiasi principio di gradualità. Ecco perché “riteniamo essenziale che i circa 6 mila comuni che devono ancora deliberare sull’applicazione della Tasi - dichiara il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino - operino tenendo conto della specificità del settore agricolo e della composizione del patrimonio immobiliare produttivo, escludendo dall’assoggettamento a tributo almeno i fabbricati rurali strumentali”. A questo proposito, il presidente della Cia ha annunciato l’invio di una lettera al presidente dell’Anci, Piero Fassino, per chiedere un incontro sul tema e affrontare il “nodo agricolo”.
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Fonte: Cia - Confederazione italiana agricoltori