Ipotesi sempre più probabile di uno slittamento del decreto che abolisce la seconda rata dell'Imu. Colpa dello scontro che si sta consumando sulla partita dei terreni agricoli, che erano stati sollevati dal pagamento della prima rata, ma che nelle ipotesi del governo potrebbero essere esclusi dal provvedimento che elimina l’imposta sui fabbricati rurali e i terreni agricoli, sui quali imcombe il pagamento della rata di dicembre.
Secondo i ben informati, l'impasse e lo slittamento del provvedimento - che doveva approdare oggi in Consiglio dei ministri - a martedì prossimo, sarebbero dovuti alle richieste del ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo, che insiste per l'esenzione anche del comparto agricolo. Costo dell'operazione: dai 2 ai 2,4 miliardi di euro.

Intanto, continua il pressing delle organizzazioni.
"È uno slittamento necessario per evitare un inaccettabile dietrofront nei confronti degli impegni assunti per abolire l'Imu sui terreni e i fabbricati strumentali all'attività agricola", afferma Coldiretti.
"Le imprese - sottolinea Coldiretti - hanno bisogno di certezze e stabilità e non certo di una tassa ingiusta che colpisce i fattori di produzione. Si tratta - conclude l'organizzazione - di non mettere in crisi un intero sistema produttivo e la credibilità delle Istituzioni nei confronti delle imprese costrette ad affrontare la già difficile situazione economica".

“E’ assolutamente inaccettabile che gli agricoltori siano tenuti a dover pagare la seconda rata dell’Imu sui terreni e sui fabbricati rurali”, denuncia Agrinsieme, il coordinamento di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative. “Questa esclusione ha il sapore della beffa - dice il coordinatore di Agrinsieme Giuseppe Politi -. Tra promesse e smentite questa storia va avanti da mesi. Siamo passati dall’abolizione della prima rata, all’indeterminatezza sulla seconda, per arrivare oggi a sapere che gli agricoltori non saranno più esentati. Un clima di incertezza che ha reso difficile programmare, fare investimenti, prendere decisioni".
Un conto per l’agricoltura di oltre 346 milioni di euro, che potrebbero aumentare se i Comuni, per recuperare parte del gettito delle prime case, decidessero di alzare l’aliquota del 7,6 per mille.