Che il made in Italy piacesse oltreconfine era noto, ma ora lo confermano anche i dati dell'Istat. Le esportazioni di vino e cibo hanno letteralmente spiccato il volo a luglio, con un notevole +11,2%. L'agroalimentare cresce più del totale delle esportazioni nazionali sia a luglio (aumento tendenziale a due cifre) che nei primi sette mesi del 2012 (+4,7% contro +4,2%).

 

"Complessivamente - rende noto la Coldiretti, sulla base di un proprio studio - le esportazioni di prodotti agroalimentari hanno raggiunto i 15,2 miliardi di euro".
Ad affermarsi all'estero sono tutti i principali prodotti simbolo dell'agroalimentare Italiano: pasta (il cui export è aumentato del 6% in valore nei primi sei mesi dell'anno), vino (+7%), formaggi e i latticini (4%). 
"L'analisi - commenta la Coldiretti - dimostra come l'Italia e il suo futuro sono legati alla capacità di "tornare a fare l'Italia", cioè di essere l'Italia della grande creatività, delle piccole e medie imprese agricole, artigiane, manifatturiere che poi sanno crescere e conquistare il mondo".

 

L'export come motore di crescita per il comparto primario italiano, dunque, ma il trend non è privo di zone d'ombra per il made in Italy: "L'80% circa delle esportazioni di cibo e bevande - fa notare la Cia - Confederazione italiana agricoltori - è costituito da prodotti dell'industria alimentare, mentre crolla l'export di prodotti agricoli freschi". La causa? L'aumento costante dei costi produttivi e del parallelo calo delle quotazioni all'origine.
"Il problema dell'export agricolo è molto più grande - denuncia la Cia - e investe le politiche economiche nazionali. L'agricoltura è spesso trascurata, quando non dimenticata, dalle istituzioni". Ma la via d'uscita c'è: investire nel settore primario, nelle sue potenzialità come biglietto da visita della nazione intera oltreconfine: "Serve una politica di promozione efficace sulle vetrine internazionali - conclude l'organizzazione agricola - che riporti i prodotti della nostra agricoltura sulla scia positiva del successo del trio pasta, parmigiano e vino nel mondo".

 

Ma se il mercato estero offre ottime opportunità ai prodotti italiani, paradossalmente non va altrettanto bene quando "si gioca" in casa. I consumi interni sono in netta diminuzione, a causa di crisi e incertezza sul futuro che portano le famiglie italiane a risparmiare ovunque e comunque, anche in tavola.
"La situazione dei consumi interni non offre spiragli di sensibile miglioramento a breve termine - osserva Confagricoltura -; da ciò la necessità per le imprese agricole italiane di accentuare il processo di integrazione e di internazionalizzazione per riuscire a compensare, con l'export, la caduta del mercato nazionale". Un processo virtuoso che sta già dando i suoi frutti, ma che ha bisogno di adeguate politiche di sostegno e accompagnamento da parte delle istituzioni.

 

La difficile situazione economico-finanziaria del Paese si riflette anche sul calo dell'import di prodotti agricoli
"Quello estremamente positivo dell'export e quello negativo dei consumi interni - osserva Copagri - sono segnali contrastanti che dovrebbero far riflettere sull'opportunità di operare scelte politiche di chiara e maggiore fiducia nei confronti del settore agricolo e, in genere, dell'agroalimentare: occorre agevolare la tendenza all'internazionalizzazione delle nostre aziende, ma anche recuperare l'intero tessuto di piccole e medie imprese che, nonostante il proprio potenziale, trova poco spazio sui mercati e corre il rischio di disgregarsi, complici opzioni di politica economica negli anni sempre più restrittive". 

 


Paolo Russo: "Sostenere le ragioni degli agricoltori italiani significa sostenere quelle dell'economia nazionale"


"L'agricoltura è il settore su cui puntare per favorire lo sviluppo e la crescita del nostro Paese". Così conclude il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Paolo Russo, commentando i dati dell'Istituto di statistica. 

"All'alto valore di un comparto che rappresenta un modello etico cui ispirarsi - spiega Russo - si unisce la conferma della capacità di reggere sui mercati nonostante la crisi. E' a questo universo che bisogna guardare come alla prospettiva futura oltre che come ad un saldo punto di riferimento".