"L'indice dei prezzi dei prodotti acquIstati dagli agricoltori aumenta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e del 7,0% rispetto allo stesso periodo del 2010". Lo rileva l'Istat diffondendo uno studio sui dati provvisori dei prezzi dei prodotti agricoli relativi al terzo trimestre 2011.

La dinamica tendenziale degli indici mensili dei prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori mostra segnali di rallentamento: il tasso di crescita a settembre scende al 5,8%, dopo aver raggiunto l'8,0% a luglio.

L'Istat segnala che tra i prodotti acquistati, i prezzi dei beni e servizi intermedi aumentano dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e del 10,0% rispetto allo stesso periodo del 2010; quelli dei beni di investimento segnano un incremento congiunturale dello 0,4% ed uno tendenziale del 2,1%. Nel terzo trimestre del 2011, l'indice dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori diminuisce dello 0,7% sul trimestre precedente, portando al 5,6% la variazione rispetto allo stesso trimestre del 2010.

La dinamica tendenziale degli indici mensili dei prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori, dopo il rallentamento registrato nei mesi di luglio e agosto, mostra una accelerazione a settembre (+7,1%).

Fra i prodotti venduti dagli agricoltori, i prezzi dei prodotti vegetali registrano, su base tendenziale, un incremento del 3,5%, mentre quelli degli animali e dei prodotti da animali segnano un aumento del 10,4%.

 

La Cia: 'Bene, ma non basta'

Secondo la Cia - Confederazione italiana agricoltori la crescita registrata dai prezzi agricoli non compensa il crollo degli ultimi tre anni e soprattutto non argina l'aumento dei costi produttivi che devono fronteggiare le imprese.

La Cia ricorda che tra il 2008 e il 2010 i prezzi agricoli hanno avuto una perdita di oltre il 20%. Quindi, il rialzo del terzo trimestre 2011, pur rappresentando una boccata d'ossigeno per le imprese del settore, non è sufficiente a far ripartire i redditi dei produttori agricoli, sempre più appesantiti dai costi produttivi, contributivi e burocratici che non accennano a frenare. Anzi: l'aumento, dovuto anche alle ultime misure prese dal precedente governo e alle impennate del petrolio, condiziona duramente l'operatività imprenditoriale degli agricoltori.

Per quanto riguarda i costi produttivi, l'incremento maggiore - rileva la Cia - interessa i concimi (più 16,9%), i carburanti (più 13,8%) e i mangimi (più 13,3%). 

"Per ridare la necessaria spinta alle imprese agricole - ribadisce la Cia - occorrono politiche realmente mirate alla riduzione di oneri e gravami che rischiano di mettere fuori mercato molti produttori".