I giovani che subentrano ai genitori alla guida dell’impresa agricola fanno crescere il fatturato di oltre il 30 per cento.
E’ quanto emerge da un’analisi condotta dall’Agia, l’associazione giovani imprenditori della Cia-Confederazione italiana agricoltori, i cui dati sono stati anticipati Bruxelles nel corso della conferenza 'I giovani agricoltori per l’Europa del futuro'.
La riscossa degli 'under 40'
Consolidato il dato che attribuisce più di 9 miliardi di euro (valore aggiunto), alle oltre 110 mila aziende condotte da 'under 40' - dice l'Agea - il ricambio generazionale ha portato miglioramenti sul fronte del fatturato, anche grazie a scelte coraggiose come la conversione in azienda multifunzionale.
Il cambiamento ha interessato 5 aziende su 10. Circa il 7 per cento delle imprese condotte da giovani hanno inserito innovazioni di prodotto e di strutture.
Uno dei segmenti di maggiore successo, in termini di fatturato, è rappresentato dall’export di prodotti come il vino e i sott’oli. Soprattutto verso gli Usa e i nuovi mercati asiatici. Circa l’85 per cento delle aziende 'rigenerate' ha migliorato il fatturato rispetto alla precedente gestione, il 12 per cento ha mantenuto le stesse performance e solamente il 3 per cento ha segnato un bilancio in negativo.
Imprenditorialità creativa e marketing agricolo
Altro discorso per quegli 'under 40' che hanno scelto di fare agricoltura pur non avendo un’azienda familiare. Sono pochi quelli che salgono alla guida di un’azienda (meno dell’1 per cento), diversi sono entrati in agricoltura in qualità di agronomi, agrotecnici, biologi e in particolare negli ultimi 5 anni hanno fatto il loro ingresso nel comparto esperti di comunicazione e marketing, oltre che specializzati nelle tecniche di commercio telematico.
Questi dati - conclude l’Agia-Cia - evidenziano come l’agricoltura italiana del futuro non possa prescindere dagli 'under 40'.
Ancora troppo pochi: l'Italia in coda all'Europa
In Italia gli agricoltori 'junior' sono ancora solo il 2,9 per cento del totale contro il 6,1 per cento della media Ue. Eppure da soli creano in media il 35 per cento di valore aggiunto in più dei colleghi 'senior'. E anche se qualcosa finalmente si muove, nello Stivale e in Europa, la situazione resta molto difficile. Tanto che in assenza di misure tempestive e di un reale cambio di rotta, l’agricoltura rischia il default, dice l'Agia-Cia.
“I giovani hanno voglia di tornare alla terra, di investire nel lavoro in campagna - ha spiegato nella sua relazione il presidente dell’Agia, Luca Brunelli -. Agevolare il loro ingresso in agricoltura è fondamentale perché significa aprire le porte all’innovazione, alla competitività, all’internazionalizzazione”.
Perché i giovani non si fermano solo agli agriturismi ma creano vere e proprie fattorie didattiche: in Italia le conducono il 4,7 per cento degli 'under 40' contro l’1,2 per cento degli over. "Sono i giovani a modernizzare l’agricoltura - ha sottolineato Brunelli - e a renderla davvero multifunzionale".
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