Oltre 2 milioni di ettari da destinare subito alle produzioni proteiche vegetali. Questo è uno degli obiettivi prioritari del Piano nazionale presentato a Roma dalla Cia, Confederazione italiana agricoltori.
Un Piano per tagliare le importazioni di prodotti spesso Ogm, per incrementare la produzione made in Italy di soia, piselli, fave, favini e erba medica e sviluppando, contemporaneamente, la coltivazione di mais, per garantire sia uno sviluppo di una zootecnica realmente sostenibile che i consumatori, per tutelare la biodiversità, per recuperare i terreni marginali, per migliorare la fertilità dei suoli, per contrastare il cambiamento climatico, per rafforzare l’organizzazione di filiera.
Il Piano nazionale per le proteine vegetali, come è stato rilevato durante la presentazione alla quale ha partecipato il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi, che ha svolto le conclusioni, propone, dunque, di triplicare gli ettari oggi destinati nel nostro Paese alla produzione di colture proteiche.
Il Piano nazionale per le proteine vegetali, illustrato da Giuseppe Cornacchia, responsabile del Dipartimento sviluppo agroalimentare e Territorio della Cia, è reso ancora più pressante, oltre dalla preoccupazione connessa alla diffusione di Ogm, diffusamente presenti nelle fonti proteiche vegetali provenienti dall’estero, anche dalle nuove esigenze dei consumatori, la cui domanda è indirizzata sempre più verso prodotti nazionali garantiti, con particolare riguardo verso i prodotti tipici tradizionali e biologici. A ciò si deve aggiungere l’urgenza di fronteggiare l’alta volatilità dei prezzi dei prodotti d’importazione e la necessità del rispetto degli impegni internazionali in tema di lotta ai cambiamenti climatici.
Le risorse economico-finanziarie da destinare al Piano nazionale potrebbero essere reperite dai Psr, dai fondi Ue, nazionali e regionali per la ricerca. Da qui l’esigenza di un cambiamento di rotta con la nuova Pac 2014-2020, in maniera da dare una spinta adeguata verso lo sviluppo di queste coltivazioni.
Il Piano, è stato affermato nell’incontro Cia, deve essere pienamente condiviso e potrebbe essere discusso nei prossimi Stati Generali dell’agricoltura, sviluppando una grande azione di concertazione operativa tra soggetti della filiera, le amministrazioni, le strutture di ricerca e dei servizi.
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