Più uniti e più forti  nel mercato globale. Nascono in Emilia-Romagna le organizzazioni interprofessionali del comparto agroalimentare, un nuovo strumento per regolare i rapporti tra aziende di produzione, trasformazione e distribuzione, rafforzando l’integrazione e la competitività dell’intera filiera.

“Siamo la prima Regione italiana a fare questa scelta - ha spiegato l’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni presentando l’iniziativa - convinti che  serva a dare una spinta alla modernizzazione del nostro comparto agroalimentare e a valorizzare il vero made in Italy”

Le oganizzazioni interprofessionali possono rappresentare un fattore strategico di competitività, proprio perché permettono di stabilire regole condivise per  governare al meglio l’intero percorso dal campo al banco del supermercato: dalla programmazione quantitativa e qualitativa delle produzioni, alla logistica; dall’applicazione di politiche di qualità e di sostenibilità ambientale ad una più efficiente pianificazione economica e commerciale. Con vantaggi non solo per tutte le componenti della filiera ma anche, grazie alla possibilità di prevenire impennate dei prezzi e di migliorare la qualità, per il consumatore.

Con una delibera approvata nei giorni scorsi, la Regione ha fissato i requisiti per la costituzione delle oganizzazioni interprofessionali, sulla base di una discussione in atto anche a Bruxelles e in pasi come Francia e Olanda in cui l’agricoltura contrattualizzata rappresenta una realtà molto diffusa. 

Il provvedimento prevede in particolare che all'organizzazione interprofessionale possano partecipare, oltre agli organismi di rappresentanza, anche le singole imprese di produzione, trasformazione e distribuzione e  stabilisce un sistema di indennizzi verso le imprese socie danneggiate da altre che violino gli accordi.

Il primo comparto produttivo a partire con un'organizzazione interprofessionale è quello del pomodoro da industria, un comparto di grande importanza sia a livello regionale che nazionale che deve fare i conti con l’eliminazione degli aiuti comunitari e con l’accresciuta concorrenza  globale, cinese in primo luogo.