Si è già esaurita la fase di recupero che aveva contraddistinto il mercato dei suini negli ultimi mesi.

Giugno ha infatti segnato una battuta d'arresto per le quotazioni del vivo, che in tutti i comparti hanno virato verso il basso.

Inevitabili le ripercussioni sui conti degli allevamenti, il cui indice di redditività si allontana dai risultati dello scorso anno.

 

È quanto emerge dalle analisi del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

Ma andiamo con ordine, con l'esame della situazione nei diversi segmenti della filiera delle carni suine.

 

Gli allevamenti

Per il ciclo chiuso l'indice Crefis riferito al mese di giugno mostra una flessione congiunturale dell'1,2%, mentre su base annua il calo risulta più marcato e pari a -6,1%.

A influenzare negativamente il comparto sono stati il ribasso dei prezzi dei suini da macello pesanti, che hanno perso l'1% su base mensile raggiungendo 1,900 euro/chilogrammo nel circuito tutelato (debolmente positiva la variazione tendenziale pari allo 0,1%), e il contemporaneo incremento - seppur lieve - dei costi per l'alimentazione.

 

Anche nella fase di ingrasso la redditività ha subìto un leggero peggioramento, con una diminuzione dell'1,1% rispetto al mese precedente.

Anche in questo caso, è stato il ribasso delle quotazioni dei suini da macello ad influire negativamente sulle performance economiche del comparto.

Tuttavia, su base annuale, il confronto resta positivo, con un incremento dell'1,3%.

 

Peggiora sensibilmente la situazione per la fase di scrofaia, dove a giugno la redditività ha fatto segnare un calo del 5,2% rispetto al mese precedente e del 10,6% su base tendenziale.

Il fattore determinante è stato il netto ribasso delle quotazioni dei suinetti da 7 chilogrammi, il cui prezzo è sceso del 5,3% fino a toccare 72,100 euro/capo (-8,5% su base annua).

 

Trend negativo anche per la fase dello svezzamento, che a giugno mostra una riduzione della redditività dell'1,5% rispetto al mese precedente e del 7,5% rispetto al giugno 2024.

Il calo dei prezzi dei suini da 40 chilogrammi, scesi a 3,629 euro/chilogrammi (-1,8% su base mensile), ha compromesso la marginalità degli allevatori.


La macellazione

Sul fronte della macellazione, il quadro si presenta più favorevole, grazie alla diminuzione dei prezzi dei suini da macello pesanti: a giugno la redditività dei macellatori è aumentata dello 0,7% rispetto a maggio. Tuttavia, il valore resta inferiore dell'1,9% rispetto a giugno 2024.

 

Il mercato delle carni fresche, infatti, si presenta eterogeneo: le cosce pesanti Dop hanno registrato un leggero calo mese su mese dello 0,1%, fermandosi a 5,535 euro/chilogrammo, con un peggioramento del 4,6% su base annua.

Le cosce non Dop sempre della tipologia pesante, invece, mostrano un andamento congiunturale positivo del 3%, con un prezzo medio mensile di 4,658 euro/chilogrammo e una crescita del 3,7% rispetto allo scorso anno.

 

Il mercato dei lombi continua a soffrire: a giugno il taglio Padova ha toccato quota 4,100 euro/chilogrammo (-2,4%), mentre il taglio Bologna è sceso a 3,775 euro/chilogrammo (-3,2%).

Le variazioni tendenziali restano fortemente negative, con un calo del 5,7% per il Padova e del 12,7% per il Bologna.

 

La stagionatura

Per quanto riguarda la stagionatura dei prosciutti, a giugno si registra una dinamica divergente tra le diverse produzioni.

Le Dop mostrano un ulteriore miglioramento della redditività, mentre le non tutelate continuano a perdere terreno.

Questo ha determinato un ampliamento del divario di redditività tra le due tipologie: per i prosciutti pesanti stagionati, la differenza a favore delle produzioni Dop ha raggiunto il 15,8%.

Si tratta, tuttavia, di un recupero che ha interessato solo gli ultimi due mesi, dopo almeno 8 mesi nei quali la redditività dei prosciutti non-Dop è stata anche sensibilmente superiore a quella dei prosciutti Dop.

 

Passando ai mercati, il Prosciutto di Parma stagionato 12 mesi ha visto un lieve aumento congiunturale delle quotazioni (+0,1%), portandosi a 10,638 euro/chilogrammo, con una crescita tendenziale del 2,3%.

Il prodotto non tutelato, invece, ha perso l'1,9% rispetto al mese precedente, con un prezzo medio di 8,400 euro/chilogrammo e un calo del 2,3% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.