Le carni bovine nella Ue
Il mercato europeo delle carni bovine continua a mantenersi sostenuto e i prezzi dell’ultima settimana di giugno, a parte qualche cedimento, sono per tutti i comparti più elevati, sia rispetto al mese precedente, sia rispetto al 2020.L’allentamento delle misure di contenimento della pandemia e la riapertura della ristorazione collettiva hanno dato impulso ai consumi e i prezzi hanno ne hanno ovviamente beneficiato.
Ma ciò che più colpisce, ben evidenziato dal grafico che segue, è l’andamento della curva dei prezzi.
Mentre nel 2019 e ancor più nel 2020 la tendenza del mercato in questo periodo dell'anno era tutta al ribasso, ora l’andamento è del tutto opposto.
Attenti alla produzione
La domanda che ora è necessario porsi è quanto durerà questa fase positiva.Della ripresa dei consumi si è detto, ma la tonicità del mercato è frutto anche di altri tre fattori: la riduzione della produzione, le minori importazioni e l’aumento dell’export europeo.
Uno di questi tre “pilastri”, quello della produzione, si è rafforzato. Mentre a fine 2020 dai macelli europei usciva l’1,2% di carne in meno rispetto a un anno fa, ora questa forbice si è allargata, spingendosi a un meno 3,7%.
Il grafico che segue riporta il dettaglio dei singoli paesi e va segnalata la posizione dell’Italia. Le rilevazioni della Commissione europea mostrano per il primo trimestre 2021 una flessione di appena lo 0,2%.
Ma a fine 2020 questo stesso valore era ben più importante e attribuiva all’Italia un calo della produzione del 6,1%.
Nelle stalle italiane, dunque, si sta spingendo sui ristalli e un eventuale surplus produttivo potrebbe interrompere bruscamente questa stagione di prezzi in ripresa.
I bovini in Italia
Il mercato della carne bovina in Italia è sostanzialmente allineato a quello europeo.Le rilevazioni di Ismea evidenziano un quadro di prezzi in recupero, o stabili.
In molti casi il confronto con i prezzi dell’anno precedente resta positivo, con l’eccezione dei vitelli da ristallo (meno 3,1%).
La curva di questo segmento è però in crescita senza interruzioni da inizio anno.
Un segnale della maggiore domanda, che a sua volta è indice della propensione ad aumentare la produzione e conferma i dati già emersi nelle analisi della Commissione europea.
Segnali da tenere in considerazione per anticipare l’evoluzione del mercato.
Prezzi medi mensili all’origine dei bovini
(Fonte: Ismea)
Troppi suini
Ancora una battuta d’arresto invece per i prezzi dei suini.Le rilevazioni sull’andamento del settore suinicolo dell’Unione segnano quotazioni in calo per le carni nell’ultima settimana di giugno.
La media dei prezzi si ferma a 165,7 euro per quintale (peso carcassa), con un meno 3,9% rispetto al mese precedente.
Il confronto con lo scorso anno è per poco (appena lo 0,8%) in terreno positivo.
Senza dimenticare che proprio 12 mesi fa il mercato era reduce da una serie di profondi ribassi.
Il settore suinicolo sembra dunque non riuscire ad agganciare la ripresa.
Una delle possibili spiegazioni la si trova nel grafico che segue, che mostra l’andamento della produzione europea.
Quel più 2,9% nel numero dei capi macellati nei primi tre mesi dell’anno non ha trovato facile sbocco sul mercato e gli effetti non hanno tardato a manifestarsi.
Fra i paesi che più hanno spinto sulla produzione troviamo l’Italia, al sesto posto con il suo più 6,9%.
I suini in Italia
A differenza di quanto accade sui mercati europei, le quotazioni dei suini italiani godono per ora di una fase positiva.Le rilevazioni di Ismea mostrano prezzi un aumento in giugno per tutte le tipologie e in particolare per i suini da macello.
Significativo l’aumento sia del dato congiunturale, riferito al mese precedente, sia quello tendenziale, con le quotazioni che rispetto a un anno fa sono ora più alte di quasi il 53%.
Peccato, come ben sanno gli allevatori, che i margini degli allevamenti non abbiano potuto approfittare di questa fase favorevole del mercato, a causa dell’impennata dei costi di produzione.
Prezzi medi mensili dei suini
(Fonte: Ismea)
Bene l’avicoltura europea…
Stabile il mercato europeo delle carni avicole, i cui prezzi si mantengono al di sopra di quelli dello scorso anno, nonostante la modesta flessione delle ultime settimane.Una stabilità frutto sia della ripresa dei consumi sia dell’andamento della produzione.
Il grafico che segue mette in evidenza come nei primi cinque mesi dell’anno non si siano mai superati i livelli produttivi del 2020.
… e quella italiana
Al pari di quella europea, anche l’avicoltura italiana gode di un periodo favorevole, con prezzi in aumento e sensibilmente più alti rispetto a quelli dei 12 mesi precedenti.Lo confermano le analisi del Crefis, il centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza.
Colpisce in particolare il forte recupero dei prezzi delle galline, più che raddoppiati in 12 mesi.
Situazione opposta per i conigli, i cui prezzi medi in giugno si fermano fra 1,58 euro per chilo di peso vivo (tipologia leggero) e 1,64 euro/kg, con un calo di oltre il 4% rispetto a maggio. Prezzi che tuttavia mantengono superiori per circa l'11% rispetto all'anno precedente.
Prezzi medi mensili degli avicoli a peso vivo
(Fonte: Crefis)
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.