Un patto che garantisca una remunerazione equa a tutti gli attori della filiera. E' la proposta che il 15 dicembre 2018 è stata avanzata a nome di Coldiretti Sardegna dal presidente Battista Cualbu e che era già stata condivisa nei giorni precedenti con le altre organizzazioni agricole rappresentate nell'Organismo interprofessionale per il latte ovino sardo. E con un prezzo di acconto di 70 centesimi al litro, da ricontrattare periodicamente sulla base dei dati produttivi reali.

La proposta è stata lanciata a Banari durante l'incontro annuale che si svolge nel centro del Meilogu, dove erano presenti i presidenti dell'Oilos, Salvatore Pala, del Consorzio di tutela del Pecorino romano, Salvatore Palitta, e Giommaria Pinna dell'industria casearia omonima di Thiesi, una decina di presidenti di cooperative e oltre cento pastori provenienti da tutta la Sardegna. Hanno dato il loro contributo anche due docenti dell'Università di Sassari: Roberto Furesi e Giuseppe Pulina, presente anche l'assessore all'Agricoltura della Regione Sardegna, Pierluigi Caria, dal quale è giunta una proposta diversa: prezzo del latte ovino da stabilirsi in una forchetta tra  80 e 85 centesimi al litro, con possibili incrementi ulteriori legati alla qualità.
 

La proposta di patto illustrata della Coldiretti

Durante l'incontro di Banari tutti hanno concordato sul fatto che occorre stabilizzare e programmare le quantità di latte da trasformare in Pecorino romano, formaggio da cui dipende il prezzo del latte. La proposta avanzata dal presidente di Coldiretti Sardegna è scaturita dalla collaborazione con le altre organizzazioni agricole e l'Oilos. Il patto prevede un prezzo di acconto per i primi tre mesi del 2019 di 70 centesimi di euro più Iva. Prezzo da ricontrattare ogni tre mesi, quando il tavolo di filiera dell'assessorato all'Agricoltura verifica le quantità di latte ovino e di formaggi prodotti per tipologia, in modo da poter intervenire in tempo reale per correggere eventuali storture. La proposta, scaturita al termine dell'incontro, è quella di convocare a breve termine, in questi giorni, tutti gli attori della filiera per sottoscrivere il patto.
 

Il dialogo tra Cualbu e Palitta

Altro punto è il rispetto delle quote di produzione di Pecorino romano. "Purtroppo non ci sono regole che tengano – ha detto il presidente del Consorzio del Pecorino romano Palitta – per questo sottoscrivo la necessità di un patto etico".
"Chi non lo condivide però – ha avvertito Battista Cualbu – lo deve dire pubblicamente, cosi come sarà pubblico chi non lo ha rispettato". 
L'obiettivo della proposta, condivisa dalle organizzazioni agricole e Consorzio del Pecorino romano e già da qualche cooperativa, è di sedersi ad un tavolo, e sottoscrivere un accordo di fiducia reciproca. Ma l'assessore all'Agricoltura Caria, a margine dell'incontro, ha rilanciato la sua proposta.
 

La proposta della Regione Sardegna

"La proposta, che ribadisco ancora oggi, già illustrata in numerosi tavoli in Regione - ha ricordato l'assessore Caria - è quella di fissare una forbice del prezzo del latte, per almeno i prossimi 3 o 5 anni, sulla media di quanto è stato pagato ai pastori negli ultimi 5 anni: un dato che dovrebbe quindi muoversi fra gli 80 e gli 85 centesimi di euro a litro. A questo è inoltre necessario affiancare un premio che valorizzi la qualità, attraverso la costituzione di apposite griglie produttive, dove chi investe per il raggiungimento di un latte di eccellenza riesca ad avere ricavi maggiori. Entro la fine dell'anno – ha aggiunto l'assessore – fisseremo un nuovo incontro ristretto, con i principali rappresentanti della filiera, nel corso del quale si arrivi alla definizione di una proposta condivisa da tutti gli attori".
 

I dati del comparto lattiero ovino sardo

Già dagli anni scorsi il Consorzio del Pecorino romano ha stabilito le quote per ogni caseificio, ma per via anche delle sanzioni irrisorie nessuno, o quasi, le ha rispettate. Quando il prezzo del formaggio tira c'è la corsa alla sua produzione, anche perché è più semplice da trasformare e da conservare.

E mentre la produzione di latte è rimasta più o meno invariata, come emerso anche dai dati raccolti da Agris, nel 2018 (dato Oilos)  la produzione dei pecorini è stata di 550 quintali, dei quali 340 di Pecorino romano (60mila quintali in eccedenza rispetto a quelli che richiede il mercato), 20mila quintali di Perorino sardo Dop, 7mila di Fiore sardo Dop e il restante in cotti e semicotti senza denominazione protetta.
Il prezzo del Romano nell'anno solare in corso è passato dai 7,50 euro/kg di gennaio alle offerte attuali che sono intorno ai 5,40.

"In un anno – ha sottolineato il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba commentando i dati diffusi dal rapporto Istat – Qualivitadal 2016 al 2017 il Pecorino romano ha perso 100 milioni di euro, passando da 251 a 155 milioni (-38%), l'unico prodotto a denominazione di origine tra i primi 15 italiani a registrare una perdita così consistente. Ci sono oscillazioni di prezzo troppo grandi e sempre più repentine. Per questo occorre programmare e occorre farlo cominciando dai dati, conoscendo anche quelli degli altri pecorini, non solo del Pecorino romano: che tipi di formaggi si producono, a quanto sono venduti. Servono regole, certo. Per questo è fondamentale che tutti si assumano le proprie responsabilità e lo facciano palesemente".