Ancora a discutere di quote latte e multe agli allevatori.
A ottobre dello scorso anno l'argomento era tornato protagonista delle cronache, dopo la sentenza della Corte di giustizia europea che aveva condannato l'Italia per il rinvio nel pagamento delle rate dovute dagli allevatori.

Fatti accaduti fra il 2010 e il 2011, come approfondito da AgroNotizie.
In quel caso si trattava di cifre modeste, solo il recupero degli interessi di mora. Insomma, pochi "spiccioli".

Prima ancora, nel luglio 2017, era stato il turno delle Regioni, responsabili a detta della stessa Corte di non aver monitorato il corretto pagamento da parte di primi acquirenti e allevatori.
Cifre un po' più importanti, circa 71 milioni di euro (anche di questo si è parlato su AgroNotizie), ma nulla di particolarmente grave, almeno sotto il profilo economico.
 

Debito miliardario

Ora però la partita si complica e non poco.
E' di questi giorni la sentenza della Corte che torna alla carica sulla vicenda quote, sentenziando che l'Italia è colpevole della mancata riscossione delle multe presso gli allevatori. E questa volte le cifre sono ben più importanti.

Per fare il calcolo la Corte è partita dagli esuberi produttivi dal 1995 al 2009, per i quali l'Italia ha versato alle casse comunitarie 2,305 miliardi di euro.
"Dimenticandosi" tuttavia di presentare il conto ai singoli allevatori.

In parte questa cifra è stata recuperata con la rateizzazione delle stesse multe.
Poi va tenuto conto delle sanzioni non più esigibili (molti allevamenti hanno chiuso i battenti). Da riscuotere presso gli allevatori, secondo la Corte, restano così "solo" 1,343 miliardi di euro.
 

Non è una sorpresa

Che si sarebbe arrivati a questa sentenza era prevedibile.
Già nel giugno 2013 la Commissione europea aveva richiamato l'Italia, avvisando il possibile deferimento alla Corte di giustizia.

A nulla sono valse le risposte dell'Italia, alla quale si contesta l'assenza di progressi nel recupero delle somme dovute, il che ha portato al deferimento del nostro paese alla Corte di giustizia, terzo e ultimo atto delle procedure di infrazione previste dalla Ue.
 

La sentenza: inadempienti

Ora arriva la sentenza, con la quale la Corte dichiara che "omettendo di garantire che il prelievo supplementare..., sia effettivamente imputato ai produttori..., sia pagato in tempo utile..., sia iscritto a ruolo ed eventualmente recuperato con esecuzione forzata, l’Italia si è resa inadempiente alle obbligazioni derivanti dal diritto dell’Unione".
 

Tempo di elezioni...

La Corte si premura di precisare che all'Italia non è rimproverato il mancato recupero delle multe presso gli allevatori, bensì la mancata predisposizione di mezzi amministrativi e legislativi necessari per tale recupero.

Che significa? Che a sbagliare non sono stati gli allevatori che non hanno pagato, ma lo Stato che in dodici anni non ha fatto nulla per recuperare le multe. Certo, questa è una personale e libera interpretazione del pensiero dei giudici europei.
Comunque una verosimile via di uscita per evitare che alle porte della stalle bussino gli esattori. E chi mai lo farebbe in tempo di elezioni politiche...


Penalità in vista

Se però non si fa nulla la Commissione europea avvierà una nuova causa contro l'Italia, che già deve scontare questa sentenza sfavorevole della Corte.
Si avvicina così il rischio di una condanna al pagamento di penali.

Come se non bastassero i 2,305 miliardi che già sono stati versati alla Ue e che oggi pesano per oltre metà sulla fiscalità generale, cioè su ogni cittadino.