I social network, i blog e le chat online sono ormai la vera piazza digitale in cui gli italiani si confrontano su ogni aspetto della vita, dallo sport alla politica, dalla tv alla musica. E non poteva mancare anche il cibo. Ma che cosa dicono le mamme italiane del latte, un alimento consumato dall'uomo fin dalla notte dei tempi che però negli ultimi anni sta vivendo un periodo di flessione dei consumi? Lo ha studiato una ricerca svolta dall'Università Cattolica.

Dallo studio condotto dalla ricercatrice Mariarosaria Savarese emerge che il latte vaccino divide gli italiani. Da un lato c'è chi lo percepisce come un alimento sano, parte integrante della tradizione gastronomica italiana, fonte di elementi nutritivi importanti e soprattutto sicuro. Dall'altra chi invece ritiene che sia un alimento da evitare, che non faccia bene alla salute e il cui consumo non sia 'naturale'.

Una delle idee che circola di più in Rete infatti è che sia innaturale per una persona adulta il consumo di latte poiché è un alimento pensato dalla natura per crescere i cuccioli, di vacca o capra che siano. In realtà, come spiegato anche in un dibattito all'interno del Mantova Food&Science Festival, si tratta di una tesi priva di fondamento.

Dall'analisi dei post pubblicati online su piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter risulta che spesso è il passaparola ad alimentare i dibattiti. A orientare l'opinione pubblica sono soprattutto esperti del settore alimentare, anche se non necessariamente medici o professionisti, e food blogger. Ma di rado vengono citati studi scientifici a supporto delle tesi proposte.

Secondo il Rapporto Nielsen 2015 'A colazione con gli italiani per cogliere i nuovi stili alimentari' il mondo del latte vaccino segna trend negativi sia dell’UHT (-1,2%) che del Fresco (-7,4%), registrando al suo interno una controtendenza del latte Alta digeribilità (+8,4% a volume).

Un fronte caldo è quello che mette a confronto il latte vaccino con i prodotti a base di soia e riso (o derivati da altri cereali). Bevande che, hanno decretato i giudici europei poche settimane fa, non potranno più essere chiamate "latte" a causa della confusione che possono generare nel consumatore. Sarà invece possibile scrivere sulle confezioni solo 'bevanda a base di...'.

Sempre secondo la ricerca Nielsen le bevande vegetali chiudono in positivo l'anno 2014 (+23,7% a volume) e, per quanto la dimensione del mercato resti ancora limitata (130 milioni di euro), cresce il numero di famiglia che scelgono questo alimento.

Nella ricerca dell'Università Cattolica viene evidenziato come il latte vaccino viene percepito in maniera negativa nel 34% dei post, positiva nel 28% e neutra nel 38%. Mentre per i 'latti alternativi' lo studio ha rilevato un maggior sentiment positivo, 48% dei post, un 18% di messaggi negativi e un 34% di neutri.

La ricerca rivela poi come i consumatori siano in generale sempre più attenti alla tracciabilità dei cibi che consumano e alla ricadute ambientali e sociali dietro ai prodotti che acquistano. In particolare per quanto riguarda il latte vaccino sono molte le mamme che si rifiutano di consumarlo per le presunte sofferenze a cui vengono sottoposte le vacche all'interno degli allevamenti. Tra le consumatrici favorevoli al latte molte prediligono il latte proveniente da piccoli allevamenti o biologico.