Un tempo era sufficiente saper produrre. Qualcuno avrebbe poi comprato il frutto delle nostre fatiche. Bastava una stretta di mano, valida quanto e più di un contratto scritto. Nel mondo della carne e del latte poco è cambiato. Solo le strette di mano si sono fatte più rare.
Altri settori hanno imparato ad analizzare numeri e tendenze per anticipare l'evoluzione del mercato.
Ora è tempo che gli allevamenti si adeguino. Continuare a produrre per un mercato che non copre nemmeno le spese di produzione è un non senso. Accade per il latte come per la carne.
La forza dei numeri
Molte volte anche dalle pagine di AgroNotizie abbiamo commentato le analisi di mercato del latte, azzardando previsioni. E' stato possibile grazie alle molte fonti di informazioni disponibili in questo settore. Non accade altrettanto nel mondo della carne dove era complicato, sino a ieri, trovare analisi a livello internazionale su livelli produttivi, tipologie di prodotto, prezzi praticati, flussi di import export. Oggi la Commissione europea ha chiuso questa falla mettendo a disposizione di tutti il “Meat Market Observatory”, dal quale accedere ai dati che fotografano la situazione delle carni bovine e di quelle suine.
Non a caso mancano quelle avicole. Da tempo ben organizzate in contratti di filiera, le carni avicole sono in sintonia fra produzione e consumi, evitando drammatiche cadute di prezzo, alle quali si è assistito solo in eventi eccezionali, come l'allarme (inutile) sull'influenza aviare.
Il mercato dei suini
Diamo allora un'occhiata ad alcuni numeri che il Meat Market Observatory mette a disposizione. Ci soffermiamo sulle carni suine, dove i segnali sono più evidenti rispetto alle carni bovine. Vediamo che il prezzo medio europeo è in crescita, già dallo scorso mese. Rispetto ad un anno fa, quando la crisi era profonda, i prezzi sono aumentati dell'11%. Come mai? La risposta sta nell'evoluzione degli allevamenti fra il 2014 e il 2015.
A chiusura dello scorso anno il numero di scrofe era calato di oltre il 2% e quello delle scrofe coperte per la prima volta era sceso di oltre il 6%. Un allevatore che avesse potuto conoscere anche solo questi pochi numeri, già avrebbe intuito che il vento di mercato stava per cambiare a proprio favore e mentre gli altri frenavano, lui avrebbe potuto spingere sulla produzione e oggi raccoglierne i frutti.
Attenti alla svolta
Ora il mercato andrà monitorato con ancora più attenzione. Il miglioramento dei prezzi sta producendo un aumento delle macellazioni, cresciute nella Ue nei primi 4 mesi dell'1,1%, per il momento assorbite dall'aumento delle esportazioni extra Ue (+40% da gennaio a maggio 2016). Destinazione prevalente i mercati asiatici.
Se le correnti di export dovessero affievolirsi, il risultato è già noto. Sarà di nuovo crisi. Più che le mercuriali del proprio mercato o i sofferti risultati della Cun (commissione unica nazionale per la fissazione del prezzo dei suini), meglio dare un'occhiata a cosa accade nel mondo. Gli strumenti, finalmente, ci sono.
25 luglio 2016 Zootecnia