Ancora un'inchiesta giornalistica sulle condizioni degli allevamenti italiani. Questa volta con obiettivo gli allevamenti di suini, gli stessi che già dallo scorso anno sono in regola non solo con le necessarie misure igienico sanitarie previste dalle normative, ma anche con gli ultimi dettami sul benessere animale. Ma dalla puntata di “AnnoUno” in onda su La7 il 21 maggio ne è uscito un quadro del tutto diverso, fatto di scarsa igiene e condizioni di allevamento inadatte. Una “fotografia” della realtà suinicola italiana non veritiera e subito contestata dall'Associazione degli allevatori di suini (Anas) che ha visto nella trasmissione l'obiettivo di perorare la causa animalista e di chi vuole imporre diete vegetariane. Critiche alla trasmissione motivate con considerazioni di carattere tecnico, sconfessando talune affermazioni prive di fondamento, come la segregazione per mesi delle scrofe in sala parto o le grandi responsabilità degli allevamenti intensivi nelle emissioni gas serra. Squilibrato infine il dibattito che ha animato la trasmissione, più incline a sostenere le tesi dei detrattori degli allevamenti intensivi. Al contrario, afferma l'Anas, “gli allevatori italiani da sempre attuano pratiche rispettose del benessere e delle esigenze degli animali per permettere agli stessi un ciclo di vita più prolungato rispetto a quanto avviene all'estero, al fine di ottenere le carni di qualità necessarie per le nostre produzioni tipiche”. “Gli allevatori - conclude Anas - sono stati messi sul banco degli imputati, mentre sono impegnati ogni giorno ad assicurare il corretto allevamento dei loro animali”.
Senza difesa
Suini dunque sul banco degli imputati senza un'adeguata difesa, come evidenzia Confagricoltura Lombardia, il cui presidente Matteo Lasagna aveva chiesto di poter partecipare alla trasmissione, richiesta caduta nel vuoto. “Di fatto - osserva lo stesso Lasagna - è stata negata al mondo della produzione agricola la possibilità di esprimere il proprio parere.” Ne è così scaturito un quadro distorto della suinicoltura italiana che getta discredito su un intero comparto produttivo che vede impegnati migliaia di aziende (sono 26mila gli allevamenti attivi) e di allevatori che lavorano con serietà e competenza, ha tenuto a ribadire Lasagna. Lo stesso ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, ha evidenziato che il sistema di allevamento italiano è fra i più sicuri e controllati al mondo. Non a caso tutti gli allevamenti sono sottoposti a numerosi controlli e verifiche da parte delle autorità sanitarie. Ma gli allevatori peraltro sono disponibili ad aprire le porte degli allevamenti a chiunque, e non solo agli ispettori, per verificare il rispetto di tute le norme, comprese quelle sul benessere animale. E' una proposta che viene da Confagricoltura Lombardia che ora sta anche valutando, insieme alla presidente nazionale della Federazione carni suine di Confagricoltura, Giovanna Parmigiani, la possibilità di ricorrere alle vie legali per la rappresentazione negativa che la trasmissione de La7 ha dato del settore suinicolo.
25 maggio 2015 Zootecnia