“Le tecnologie e il know how dell’industria avicola italiana, assieme alle caratteristiche strutturali di una filiera fortemente integrata e completamente autosufficiente, offrono un modello di eccellenza non standardizzato e ‘su misura’ alla sfida proposta da Expo 2015 ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’. In questo senso, abbiamo voluto raccontare ai nostri colleghi e partners di tutto il mondo la filiera avicola italiana e i contenuti della presenza ad Expo dell’avicoltura nazionale: stili di vita corretti, dieta mediterranea e cultura del cibo sono i plus italiani da esportare in tutto il mondo e che vogliono essere anche una proposta per la Carta di Milano, il documento che il nostro governo sta elaborando e che presenterà alle Nazioni Unite durante l’Esposizione universale”.
Sono queste le conclusioni di Carlo Prevedini, consigliere delegato dell’Azienda Amadori, per conto di Unaitalia, l’associazione che rappresenta la quasi totalità dei produttori italiani di carne avicola, intervenuto alla Prima conferenza semestrale 2015 dell’International poultry council (Ipc), che fino ad oggi, 17 aprile, riunisc a Roma, all’Ambasciatori Palace Hotel, i principali rappresentanti del settore avicolo del mondo per discutere le strategie globali per un sistema sempre più equilibrato e sostenibile.
Nel corso del convegno, Unaitalia e i produttori italiani hanno raccontato ai rappresentanti di tutto il mondo la carta d’identità della filiera avicola italiana, rilanciando l’impegno sempre maggiore dell’industria nazionale verso elevati standard di sicurezza e sostenibilità. Il settore avicolo italiano conta più di 6.200 allevamenti in tutto il Paese, suddivisi in allevamenti da ingrasso, ovaiole, riproduttori e svezzatori. Completano il panorama 400 stabilimenti per la produzione di mangimi, 174 macelli piccoli e grandi, e oltre 500 stabilimenti per il taglio e l’elaborazione di prodotti e preparazioni a base di carne.
Si tratta di una filiera fortemente integrata, che si ispira all’approccio europeo del From farm to fork e la sua struttura ne è la piena dimostrazione. Ogni singolo gruppo alimentare, infatti, riunisce in sé tutte le differenti fasi della produzione, quella di allevamento, quella di macellazione e quella di trasformazione, aumentando la sicurezza e l’efficienza delle produzioni.
Quello italiano è un sistema integrato e completamente autosufficiente, in grado di produrre più di quanto consuma con una percentuale di auto approvvigionamento di circa il 106%. Nel 2014 la produzione italiana di carni avicole è stata pari a 1.261.200 tonnellate, in lieve aumento rispetto al 2013 (+0,2%), e di 12,6 miliardi di uova. Nell’ultimo anno la produzione interna e il consumo di carne di pollo hanno mostrato un sensibile aumento (rispettivamente +1,0% e +2,3%). Tale aumento, tuttavia, è stato bilanciato dal calo registrato per il settore del tacchino e delle altre specie avicole, portando i valori totali di carni avicole prodotte e consumate nel nostro Paese solamente ad un lieve aumento rispetto al 2013.
Il fatturato totale del settore, che conta oltre 55 mila impiegati, è stato di 5.600 milioni di euro. Il consumo pro capite di carni avicole si attesta a 19,45 kg, mentre quello di uova è arrivato a 13,73 kg.
“In un momento di transizione dovuto all’introduzione delle nuove direttive europee sul benessere – conclude Prevedini - il sistema produttivo italiano ha saputo rilanciare la produzione e garantire elevati standard di qualità. A pochi giorni dall’inizio di Expo 2015 e in un anno decisivo per la produzione alimentare italiana e per l’intera economia del Paese, vale la pena sottolineare l’importanza strategica del settore avicolo, dato che il 99% delle carni bianche mangiate in Italia proviene dai nostri allevamenti”.
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Fonte: Unaitalia