Ci risiamo. Per la suinicoltura sembra aprirsi una nuova stagione di crisi. Dopo il buon andamento dei mercati, che proseguiva ininterrotto da maggio, settembre si è chiuso con una netta caduta dei prezzi dei suini da macello. Una doccia fredda sulle aspettative degli allevatori che ora vedono una brusca caduta della redditività dei loro allevamenti. Il calo è peraltro sensibile, come evidenzia l'indice messo a punto dal Crefis (il centro di ricerche economiche sulle filiere suinicole dell'università Cattolica di Piacenza) che segna una flessione del 6,1% rispetto ad agosto e del 6,6% rispetto ad un anno fa.

La caduta dei prezzi
Un'occhiata ai prezzi di mercato in settembre evidenzia un calo generalizzato per tutte le categorie, dai suini da macello (1,441 euro kg, meno 8,1% rispetto al 2013), ai suini leggeri, e giù a scendere sino ai suinetti da allevamento. Segno di un'inversione di tendenza del mercato che apre più di una preoccupazione per l'andamento del mercato nei prossimi mesi. Se il trend seguirà l'andamento degli scorsi anni, una ripresa la si potrà vedere solo a fine anno, con l'aumento dei consumi in prossimità delle festività. Crisi economica permettendo...

Macellatori con il sorriso
Se gli allevatori piangono, i macellatori sorridono. Il minor prezzo dei suini si traduce per l'industria di trasformazione in un miglioramento dei margini, puntualmente registrato anche in questo caso dall'indice Crefis. Rispetto ad un anno fa la redditività dei macelli è infatti cresciuta dell'11%. Merito non solo della caduta dei listini dei suini da macello, ma anche per l'apprezzamento del mercato delle cosce da avviare al circuito Dop.

Anomalia prosciutti
A proposito di prosciutti Dop, l'analisi del Crefis evidenzia ancora una volta l'anomalo comportamento del mercato, che premia con una maggiore redditività i prosciutti generici rispetto a quelli dei circuiti tutelati. Mentre per le cosce pesanti (dunque destinate al prosciutto Dop) si è avuto in settembre un calo del 2,4%, le cosce fresche leggere (prosciutti generici) hanno fermato la loro flessione al 2%. La forbice si allarga poi dopo la stagionatura e il Crefis denuncia l'elevato scarto di redditività fra le due tipologie di prodotto, separati da una differenza che sfiora il 25%, a vantaggio dei prosciutti anonimi. Un'anomalia che ha molte componenti, dall'elevato approvvigionamento delle cosce sui mercati stranieri, sino alla difficoltà di comunicare ai consumatori i “plus” del prodotto certificato. E non sarà né facile, né rapido modificare questo scenario.