Il prezzo del latte sta tenendo con il fiato sospeso gli allevatori di molte regioni, con la Lombardia al primo posto. In questa Regione gli accordi fra allevatori e industrie sono scaduti già dal 30 giugno e le prime trattative hanno dato fumata nera. Gli allevatori vorrebbero confermati i 44,50 centesimi di euro al litro del precedente accordo (ma forse si accontenterebbero di uno o due centesimi in meno), mentre le industrie (in pratica Italatte, della francese Lactalis) vorrebbero scendere sotto i 40 centesimi al litro. Sebbene l'accordo lombardo funga da sempre come apripista per le altre regioni, nel Lazio vogliono stringere i tempi e gli allevatori sono sulle barricate da qualche settimana chiedendo l'intervento della Regione per stringere un accordo che riporti il prezzo a 45 centesimi al litro, dopo la discesa a 42 centesimi allo scadere del precedente accordo, anche qui in vigore sino allo scorso 30 giugno.

La discesa del latte spot
Non sarà facile per gli allevatori del Lazio (e così per quelli Lombardi) siglare un accordo che porti il prezzo del latte sino alla fine dell'anno sopra i 40 centesimi al litro. Contro le attese degli allevatori si sta muovendo il mercato internazionale del latte, ben rappresentato nelle ultime settimane dal movimento dei prezzi del latte spot (quello commercializzato fuori dai contratti). E' dalla fine di giugno che sulla piazza di Lodi (punto di riferimento per questo mercato) il prezzo è in flessione, dopo aver raggiunto il picco di quasi 45 euro al quintale. Di settimana in settimana, il prezzo è sceso sino a infrangere la barriera dei 40 euro al quintale per fermarsi a fine agosto ad un minimo di 38,50 euro. Stesso scenario sulle piazze straniere, come la Germania, dove il prezzo del latte alla stalla in Baviera è sceso dai 40,65 euro al quintale di gennaio, ai soli 38,29 euro indicati dalle rilevazioni di Clal in giugno. Ancora più basse le quotazioni francesi, ferme a 35,74 euro. Una flessione favorita dall'aumento della produzione di latte in molti Paesi della Ue, con incrementi in media del 5,7% in aprile e maggio rispetto all'anno precedente. I maggiori aumenti, come già riportato da Agronotizie, si registrano in Irlanda, Regno Unito, Francia e Polonia.

L'embargo russo
A complicare il quadro economico internazionale si è aggiunto l'embargo russo che per i prodotti lattiero caseari raggiunge il valore di 2,3 miliardi di euro, quasi la metà rappresentato dai soli formaggi. Per porre un argine alle possibili forti conseguenze per il settore lattiero-caseario, la Commissione europea ha annunciato la prossima apertura di aiuti allo stoccaggio privato per il burro, il latte scremato in polvere e alcuni formaggi. Sarà poi prorogato sino alla fine dell'anno il periodo di intervento per lo stoccaggio pubblico di burro e latte in polvere.

Valore delle esportazioni lattiero casearie della Ue verso la Russia
Prodotto Valore (in milioni di euro)
Formaggi 1000
Preparazioni alimentari 470
Burro 140
Prodotti lattiero caseari freschi 100
Prodotti finiti 90
Latte in polvere 70
Siero in polvere 30
Altri prodotti 400
Totale 2300
Fonte: Commissione europea


Questa linea di interventi è stata confermata dal commissario all'Agricoltura Dacian Ciolos, che ha altresì affermato che “contro i rischi di destabilizzazione del mercato saranno adottati gli strumenti messi a disposizione dalla nuova Pac”. Ciolos ha poi aggiunto che nei prossimi giorni sarà presentata un'analisi sull'impatto a medio e breve termine dell'embargo russo su tutti i principali settori agroalimentari. Un'attenzione particolare sarà riservata ai formaggi, che ad oggi non rientrano fra i prodotti per i quali la legislazione europea prevede aiuti all'ammasso. Un vincolo che sarà eliminato nei prossimi giorni almeno per alcune tipologie di formaggi, fra le quali dovrebbero rientrare anche i nostri due grandi Dop, Parmigiano Reggiano e Grana Padano.