Innovazione tecnologica e apertura ai mercati internazionali. Questo il doppio binario sul quale si sono articolati i tre giorni di Fieravicola, il salone internazionale dell'avicoltura che si è svolto a Forlì dal 10 al 13 aprile. Sul fronte delle tecnologie, forte attenzione è andata alle nuove gabbie e ai nuovi sistemi di allevamento in linea con le direttive comunitarie sul benessere delle galline ovaiole. Molte le proposte che si sono potute vedere nei padiglioni della fiera, che per questa sua 48esima edizione si è orientata con decisione verso gli aspetti professionali, abbandonando punti di richiamo, come la mostra degli animali vivi, dedicati a chi dell'avicoltura ha una visione solo amatoriale. Una scelta apprezzata dai “professionisti” dell'avicoltura oggi alle prese con numerosi problemi, che vanno dall'adeguamento degli impianti di allevamento all'apertura di nuovi mercati. Molta l'attenzione rivolta ai Paesi del continente Africano, dove seppure fra realtà assai diverse fra loro, si stanno consolidando economie in sviluppo che lasciano intravedere spazi di crescita. Qui lo sviluppo dell'avicoltura potrà offrire interessanti opportunità anche alle aziende italiane. Non a caso molti fra i diecimila visitatori della manifestazione provenivano dall'estero e in particolare da Paesi come Algeria, Libia, Egitto, Burkina Faso, Repubblica Dominicana, Nigeria. E poi Romania, Russia o India, per citarne alcuni, che rappresentano tutti mercati di sicuro interesse per le imprese del settore avicolo. Durante Fieravicola è stato anche sottoscritto un accordo di collaborazione con la Nigeria, mirato a promuovere cooperazione e scambi con questo Paese.

Culla dell'avicoltura

Che l'Italia possa rappresentare un punto di riferimento in campo avicolo lo dimostrano poi i numeri del settore, l'unico in controtendenza fra i comparti della nostra zootecnia. Se ne è avuta conferma dai dati presentati da UnaItalia durante i vari convegni che hanno animato i dibattiti che si sono svolti nella tre giorni forlivese dell'avicoltura. Il comparto avicolo, ha ricordato Aldo Muraro, presidente di UnaItalia, fattura 5,7 miliardi di euro e occupa circa 100mila addetti, comprendendo anche l'indotto. Numeri positivi che derivano da una crescita che anche nel 2012 ha visto aumentare produzione (+2,3%) e consumi (+4,1%) di carni avicole. Il merito di questi risultati è anche nella capacità del settore di darsi una forte organizzazione di filiera, in larga parte rappresentata da strutture cooperative, come ha tenuto ad evidenziare Maurizio Gardini, presidente di Fedagri Confcooperative.

I problemi

Se da una parte esistono le condizioni per guardare con ottimismo al futuro del settore avicolo, dall'altra non mancano elementi di preoccupazione. Fra questi il ritardo nell'adeguamento alle norme comunitarie sul benessere delle ovaiole, che vedono circa un terzo degli allevamenti ancora non in regola. Un argomento che non poteva mancare fra i dibattiti che hanno animato Fieravicola. Per il presidente di Assoavi, Anna Maldini, il forte impegno economico richiesto agli allevatori si è scontrato da una parte con le chiusure da parte del sistema creditizio e dall'altra con un prezzo di vendita delle uova penalizzato da forti fluttuazioni di mercato che rendono difficile programmare gli investimenti.