Si chiama Cun, Commissione unica nazionale per il settore suinicolo, ed è nata nel 2008 per monitorare e rendere trasparente il mercato dei suini da macello. Il Cun è uno degli strumenti fissati dal protocollo di intesa per la filiera suinicola, sollecitato dal Mipaaf, con il quale si voleva dare una risposta alla crisi del settore suino. A far scattare la decisione di fissare un mercato unico nazionale per la definizione delle quotazioni erano le continue difficoltà a raggiungere un'intesa sul prezzo nelle principali borse merci. In particolare sulla piazza di Mantova, una delle più importanti per la grande diffusione di allevamenti suini, l'esito delle trattative settimanali si concludeva troppe volte con un “non quotato”. Segno della mancata intesa fra acquirenti (le industrie di macellazione e trasformazione) e i venditori (gli allevatori). Con il risultato di spingere al ribasso le quotazioni anche sulle piazze ove un accordo, pur faticosamente, veniva raggiunto. Di calo in calo, il prezzo dei suini pesanti raggiungeva a malapena la quota di un euro o poco più, a fronte di un costo di produzione ben superiore, almeno 1,40 euro per chilo di peso vivo. In questi tre anni che ci separano dalla istituzione del Cun, sono cambiati tre ministri (Luca Zaia, poi Giancarlo Galan, e infine Saverio Romano) e due presidenti di Anas, l'associazione dei suinicoltori (a Giandomenico Gusmaroli è succeduto a fine 2010 Andrea Cristini). Chi non è cambiata è la crisi. Certo, i prezzi del suino pesante, di 160 kg e oltre, sono un po' aumentati raggiungendo e superando 1,30 euro per chilo. Sempre però al di sotto dei costi di produzione.

 

Situazione difficile

Nei primi tre mesi del 2011, infatti, la redditività degli allevamenti ha subito un calo del 12,4% rispetto ai tre mesi precedenti, come rileva il Crefis. Una situazione difficile, alla quale gli allevatori tentano di dare una risposta diversificando la produzione e affiancando al suino pesante un animale più leggero per la produzione di carne da avviare al consumo fresco. Se ne è parlato anche in occasione della Rassegna suinicola di Reggio Emilia, come riportato in uno dei precedenti numeri di Agronotizie. L'obiettivo è quello di alleggerire il circuito dei prosciutti Dop, appesantito da un eccesso di produzione e avvilito dalla concorrenza dei prosciutti “anonimi”, sospinto a sua volta da un imponente flusso di importazione di cosce suine fresche. In pratica ogni tre prosciutti consumati, due arrivano da oltre frontiera. Riequilibrare il mercato non è facile e non è rapido. Nemmeno ai Consorzi di tutela è concesso di guidare la produzione senza incappare nelle regole dell'Antitrust. Se ne sta discutendo a Bruxelles, nel pacchetto qualità, ma per il momento i consorzi hanno le mani legate.

 

Non quotato

Dunque una situazione complessa e delicata dove la comparsa della dicitura “non quotato” per i suini pesanti anche da parte del Cun del primo giugno è giunta come uno tsunami dopo un terremoto. Disgrazia su disgrazia. Ed è una conseguenza della decisione da parte delle industrie di trasformazione di disertare l'appuntamento per la fissazione del prezzo. Ferma e decisa la posizione degli allevatori. Lorenzo Fontanesi, presidente di Opas, un'organizzazione dei produttori aderente ad Unapros (Organizzazione nazionale tra le organizzazioni di produttori di carne suina), ha stigmatizzato l'atteggiamento delle industrie. “I macellatori rappresentano una parte necessaria e insostituibile all’interno della Commissione unica nazionale - afferma Fontanesi - e non possono creare una turbativa di mercato con la diserzione del confronto.” Da queste considerazioni è partito l'invito agli allevatori a non consegnare i suini sino a quando non saranno definiti e pubblicati i prezzi di mercato. Una provocazione, ovviamente, tesa ad una rapida ripresa del dialogo.

Toni critici anche da parte di Confagricoltura, che ha affidato ad un suo comunicato il compito di bollare l'accaduto come “l’obiettivo malcelato di una parte degli operatori di squilibrare ulteriormente le ripartizioni all’interno della catena del valore, a scapito degli allevatori.” “I suinicoltori - prosegue Confagricoltura - nonostante le difficoltà, hanno dimostrato grande responsabilità e chiedono, pertanto, comportamenti altrettanto coerenti.” E a proposito di suinicoltori, un invito a leggere la lettera pubblicata in questo numero di Agronotizie, inviataci da una nostra lettrice. Vi si possono cogliere le molte ragioni degli allevatori e l'ennesimo allarme per un settore ormai allo stremo.