Il pollo batte la crisi e nel 2010 crescono produzione e consumo. E' quanto emerge dai dati sull'annata avicola 2010 diffusi dall'Una, Unione nazionale avicoltura, secondo i quali la produzione è aumentata del 5,2%, l'esportazione del 40,9%, le quantità avviate al consumo interno del 2,7%.
Il consumo per abitante ha poi segnato il record di 12 kg (per l'esattezza, 11,96 kg).
"Prosegue senza battute d'arresto la ripresa del settore avicolo iniziata nel 2007 e consolidatasi nei due anni successivi - commenta Aldo Muraro, presidente dell'Una - l'avicoltura italiana ha saputo reagire bene alla crisi e i prodotti avicoli continuano a svolgere un ruolo determinante nell'alimentazione degli italiani, grazie anche alla loro capacità di coniugare gusto, sicurezza e praticità d'uso alle esigenze economiche della popolazione. Per il 2011 le produzioni avicole dovrebbero assestarsi su valori prossimi a quelli del 2010".
Per quanto riguarda i risultati più nel dettaglio, nel 2005, l'anno dell'influenza aviaria mediatica (quella cioè che, pur non essendoci in Italia, aveva creato tanti timori tra la popolazione) di pollo, rileva l'Una, se ne era consumato 9,80 chili. Da allora, i consumi sono aumentati del 22,04% mentre nel 2010 (rispetto al 2009) l'acquisto di pollo è cresciuto del 2,8%.
Accertato che i timori erano infondati, i consumatori hanno "riscoperto" che il pollo è sano, gustoso, nutriente e (cosa che, con i tempi che corrono, non guasta) economico. Non è stata la stessa cosa per il tacchino che ha perso sia in produzione (-4,58%) che nei consumi (-5,25%), controbilanciando l'ottimo risultato complessivo del pollo, probabilmente dovuto al fatto che questa carne è ancora considerata di elite e perché di non facile cottura.
Per quanto riguarda le uova da consumo, prosegue l'Una, il processo di adeguamento degli allevamenti alla normativa europea sul benessere delle galline ovaiole ha determinato una flessione delle quantità prodotte (-2,06%) mentre i consumi evidenziano una riduzione dell'1,27%.
L'Unione avicoltori fa poi notare che dall'inizio del terzo millennio ad oggi il fatturato del settore, tenuto conto del tasso cumulato di inflazione 2000/2010 (pari al 22,5%), è rimasto sostanzialmente invariato. Il pollame e le uova continuano cioè a pesare sulla spesa alimentare degli italiani la stessa cifra (anzi, addirittura un po' meno) dell'anno 2000 nonostante gli aumenti dei costi che i produttori hanno subito a seguito dell'introduzione dell'euro e dei rincari delle materie prime cerealicole e dell'energia.
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