Il mercato dei suini ha innestato la retromarcia, interrompendo in ottobre la stagione di crescita dei prezzi all'origine.

In flessione le quotazioni dei suini da macello come dei soggetti da ingrasso.

Si allarga così la forbice fra i prezzi attuali e quelli dello scorso anno e diminuisce per gli allevamenti l'indice di redditività elaborato dal Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza diretto da Gabriele Canali.

 

Migliorano per contro i conti dei macelli, mentre gli stagionatori devono fare i conti con il diverso andamento dei prosciutti generici rispetto a quelli che rientrano nel circuito tutelato.

Ma andiamo con ordine, con l'esame delle diverse fasi della filiera suinicola.


Gli allevamenti

Come anticipato, la redditività degli allevamenti italiani a ciclo chiuso ha mostrato in ottobre un peggioramento rispetto al mese precedente, segnando un calo del 2,9% su base congiunturale e una flessione del 13,5% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Le analisi del Crefis mostrano come, nonostante una lieve riduzione dei costi per l'alimentazione, a incidere negativamente sia stata la discesa delle quotazioni dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato, calate del 3,3% rispetto a settembre e dell'11% su base annua, toccando un valore di 2,110 euro/chilogrammo.

 

Anche la fase di ingrasso ha risentito di un peggioramento della redditività, con una contrazione del 5,6% rispetto al mese precedente e del 7% rispetto all'anno precedente.

Il ribasso del prezzo dei suini da macello e l'aumento del costo dei capi da 40 chilogrammi all'inizio del ciclo produttivo hanno eroso i margini, portando a risultati economici inferiori rispetto al mese di settembre.

 

Diversamente, la fase di scrofaia ha registrato un lieve miglioramento (+0,2% su base mensile), pur restando al di sotto dei livelli del 2024 (-4,8%).

La riduzione del prezzo dei suinetti da 7 chilogrammi, che si è attestato a 63,950 euro/capo (-0,2% rispetto a settembre), è stata compensata da una diminuzione dei costi per l'alimentazione, contribuendo a un piccolo recupero della redditività del comparto.

 

Sempre in ottobre, la fase di svezzamento ha subìto un peggioramento della redditività (-4,4% su base congiunturale).

Nonostante i minori costi sostenuti per l'acquisto dei suinetti, il calo dei prezzi dei suini da allevamento di 40 chilogrammi, scesi del 7,3% rispetto a settembre e attestatisi a un valore di 2,881 euro/chilogrammo, ha inciso negativamente sulla remuneratività.

Tuttavia, su base annua, il comparto mostra ancora una redditività favorevole (+8,8%) rispetto ai valori del 2024.


La macellazione

Nel comparto della macellazione, ottobre ha evidenziato un lieve miglioramento della redditività, con un incremento dello 0,5% rispetto al mese precedente e dell'1,5% su base tendenziale.

La diminuzione dei costi di acquisto dei suini ha infatti compensato la riduzione delle quotazioni di alcuni tagli, in particolare dei lombi.

 

Le cosce fresche pesanti destinate a produzioni Dop hanno registrato una sostanziale stabilità (-0,04%), fermandosi a 5,984 euro/chilogrammo (-7,6% su base annua), mentre quelle non tutelate hanno segnato una lieve contrazione mensile dello 0,1% per un valore di 5,194 euro/chilogrammo (-2,1% rispetto al 2024).

 

Le quotazioni dei lombi hanno mostrato andamenti contrastanti: il taglio Bologna è rimasto stabile a 4,100 euro/chilogrammo, mentre il taglio Padova ha segnato una flessione del 4,7% su base mensile, raggiungendo lo stesso valore.

Entrambe le tipologie di taglio mantengono variazioni tendenziali negative e pari rispettivamente a -12,4% e -13,1%.


La stagionatura

Per quanto riguarda la fase di stagionatura, la redditività di ottobre ha evidenziato un andamento opposto tra le due tipologie produttive: un calo per i prosciutti Dop stagionati 12 mesi e un miglioramento per quelli non tutelati.

Questo ha ridotto ulteriormente il divario di redditività tra le due categorie, fino a renderlo negativo (-1%), segnalando una maggiore convenienza economica per le produzioni non Dop.

 

Dal punto di vista delle quotazioni, il Prosciutto di Parma pesante stagionato 12 mesi ha mostrato un leggero rialzo dello 0,9% rispetto a settembre, raggiungendo i 10,925 euro/chilogrammo (+3,1% su base annua).

Per contro, i prosciutti non tipici della stessa categoria hanno registrato una flessione dell'1,8% su base mensile, fermandosi a 8,000 euro/chilogrammo, con una variazione tendenziale negativa dell'8,6%.