Si è concluso il convegno nazionale sul futuro della Pac 2013 e la produzione zootecnica organizzato a Padova da Fedagri Confcooperative in collaborazione con Azove.
Oltre 250 persone hanno assistito ai lavori che hanno coinvolto tecnici del settore e rappresentanti delle istituzioni: Maurizio Gardini, presidente di Fedagri, Giuseppe Borin, direttore di Azove e presidente della Consulta Bovina di Fedagri, il professor Vasco Boatto docente di Economia agraria all’Università di Padova, Felice Assenza, dirigente Mipaaf - Politiche comunitarie e internazionali di mercato, l’assessore regionale all’Agricoltura Franco Manzato e il presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, Paolo De Castro. Presenti in sala anche i parlamentari europei Giancarlo Scottà e Sergio Berlato.

Preoccupazione e voglia di incidere in modo forte e positivo sulle future politiche agricole hanno animato il corso dei lavori perché, a fronte di un cauto ottimismo basato su alcuni segnali positivi dei mercati, è forte il senso di oppressione della burocrazia che si teme possa aumentare con la nuova Pac e che vengano meno gli aiuti finora garantiti al comparto.
L’analisi si è soffermata in particolare su tre aspetti: il mercato, la Politica agricola comunitaria e lo stato di salute della zootecnia da carne in Italia.

 

Gli interventi

Paolo De Castro, presidente Commissione europea Agricoltura
“Gli allevatori devono essere consapevoli che la riforma Pac non ci consentirà di mantenere livelli di aiuti diretti differenziati per settore. Per questo occorre trovare nuovi strumenti per salvaguardare le carni bovine, da ricercare attraverso i risparmi attivabili elevando i limiti minimi per accedere ai contributi oltre che da meccanismi nuovi simili all’attuale "articolo 68" che prevede premi specifici per alcune filiere".

Franco Manzato, assessore Agricoltura Regione Veneto
“In questo momento è fondamentale fare sinergie con altri operatori del settore per far fronte alle esigenze del comparto laddove l’ente pubblico non può più sostenere da solo il settore. Nella Conferenza Veneta per l’Agricoltura abbiamo fatto una riflessione: nonostante la crisi, il primario si dimostra un settore solido, ciò significa che è fondamentale investire di più sull’agricoltura in Italia. Gli Stati generali dell’Agricoltura veneta hanno messo insieme oltre 1.500 operatori per costruire una visione strategica comune per il Veneto. Anche il ministro Romano sta lanciando gli Stati Generali del settore a livello nazionale, è una scelta importante".

Giuseppe Borin, presidente Consulta bovina Fedagri
“Alla Pac chiediamo il mantenimento del budget e la giusta attenzione alla distribuzione tra Paesi: attualmente l’Italia paga più di quanto riceve dall’Europa. E’ fondamentale che vengano mantenuti gli aiuti a titolo speciale, con parametri da individuare quali la consistenza dei capi o la perdita del reddito. Il passaggio dovrà essere graduale individuabile nei 3 o 5 anni ipotizzati.
Come rappresentante di Azove, realtà cooperativa e unica Organizzazione di Produttori in Veneto, per noi è fondamentale il riconoscimento delle Op come strumenti di gestione dei mercati, capaci di programmare l’offerta, migliorare la commercializzazione ed intervenire con appositi fondi mutualistici".

Maurizio Gardini, presidente Fedagri Confcooperative
“Gli interventi della prossima Pac dovrebbero tener conto delle peculiarità del comparto zootecnico, caratterizzato da forti squilibri tra domanda ed offerta, dall’aumento dei costi di produzione e degli oneri burocratici (si pensi all’attuazione delle norme per il rispetto della direttiva nitrati o per la riduzione di gas serra), oltre che dall’aumento dei prezzi delle materie prime per l'alimentazione dei bovini, come mais e altri seminativi.
Per questo auspichiamo che in sede di riforma comunitaria vengano introdotti nuovi strumenti di mercato, gestiti direttamente dalle Op, che potrebbero compensare l'eventuale perdita di valore dei diritti di pagamento unico aziendale al termine di un adeguato periodo transitorio che ci traghetti verso la Pac del futuro”.

Professor Vasco Boatto
“E' un momento cruciale per il futuro del comparto, che si ritrova ad affrontare una riforma legittima di cui non si avvertiva l’esigenza, all’interno di uno scenario economico caratterizzato da luci ed ombre. Tra i segnali positivi c’è da registrare una ripresa della domanda e dei prezzi cui si contrappone un preoccupante aumento del costo delle materie prime. Veneto, Lombardia, Piemonte sono le tre regioni che continuano a trainare il comparto in Italia e la Francia continua ad essere il primo mercato di riferimento nell’acquisto di animali vivi da ristallo".

Felice Assenza, dirigente del Mipaaf
“In Europa ci stiamo muovendo alla ricerca di alleanze con altri Paesi, ma nell’ambito della zootecnia da carne ci sono delle difficoltà perché i nostri interessi divergono da quelli di Paesi a forte vocazione zootecnica come Germania, Francia e Inghilterra. Il contesto globale è a tinte fosche, in particolare ci preoccupa la volatilità dei prezzi. Per questo, per la prima volta anche all’interno del G20, l’agricoltura sta svolgendo un ruolo fondamentale e ci si sta concentrando sulle manovre da attuare per il contenimento della volatilità dei prezzi”.

I numeri

La produzione negli ultimi 10 anni cresce in Brasile e India, mentre rimane sostanzialmente stazionaria la situazione in Europa. Il Consumo interno di carne di manzo e vitello è del 21% negli Stati Uniti, del 15 % in Europa e del 13 % in Brasile mentre non si è ancora verificato il previsto aumento dei consumi nei nuovi Paesi emergenti (Cina, Russia, Argentina, India e Messico).

In Italia il consumo di carne bovina, dopo la forte crisi del biennio 2008-2009, fa registrare un avvio di ripresa, con una ripresa anche nelle importazioni delle carni fresche e refrigerate e un aumento dell’esportazione delle carni italiane congelate.
In Veneto si registra una riduzione delle macellazioni e un calo dell’ingresso di bovini vivi: 621.278 nel 2010 contro gli 817.034 del 2005. In particolare si registrano forti contrazioni nelle province più vocate alla zootecnia.
In media hanno guadagnato le grandi aziende e in genere le realtà organizzate in filiera fino al consumo, perdono invece le aziende più piccole e comunque non organizzate in filiera.

Nel mondo cresce la domanda di carni bovine e cresce l’offerta di Asia a e America latina. L’Unione Europea registra invece una leggera flessione e in Italia il calo negli ultimi 10 anni è del 10%.
Nel nostro Paese gli animali da meno di 1 anno a più di 2 anni sono 6.100.000 suddivisi al 72% al Nord, il 20% al Sud e solo l’8% al Centro. Oggi l’Europa importa circa il 45%-50% del fabbisogno.
Dati Ismea testimoniano come il 51% del valore lungo la filiera produttiva sia intercettato dalla distribuzione, il 24% dalla materia prima, il 13 % dall’industria e il 12% dall’importazione.