Aumento incontrollato dei costi dei mangimi, riduzione dell’assistenza tecnica agli allevamenti, obblighi insostenibili previsti dalla direttiva nitrati, scarsa valorizzazione delle produzioni e il continuo furto di valore e di immagine contribuiscono, ogni giorno, ad affondare la zootecnia toscana.
Ad aggravare una già pesante lista, i mancati finanziamenti, passati da 65 a 0 milioni, all’interno del Decreto Milleproroghe, da destinare all’Ara, Associazione regionale degli allevatori e alle attività di miglioramento genetico, prevenzione e garanzia di sicurezza alimentare. Un duro colpo per la zootecnia toscana, che ha spinto gli allevatori ad aprire in Toscana quella che è stata già ribattezzata “la vertenza zootecnia”, e che sarà al centro di un importante incontro, giovedì 21 aprile (inizio ore 14), in Regione Toscana, tra Coldiretti, l’Associazione regionale allevatori e l’assessore Regionale all’agricoltura, Gianni Salvatori.
Coldiretti Toscana apre ufficialmente la fase della “vertenza zootecnia” nel tentativo di invertire la rotta e dare risposte efficaci alle esigenze manifestate dagli allevatori, a partire dalla revisione delle zone vulnerabili per la direttiva nitrati e dall’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza a partire dal latte e formaggi fino a carne e salumi derivati dai suini.
A minare alla base lo stato di salute di un settore strategico per l’economia Toscana, il rincaro dei costi di produzione degli allevamenti nazionali dove, per effetto del rincaro delle materie prime, si spende il 19% in più per riempire le mangiatoie. Un onere che si è aggiunto alle difficoltà determinate dagli effetti insostenibili della direttiva nitrati, la quale rischia di dimezzare i settori in intere regioni, e che segue i tagli all’assistenza tecnica degli allevamenti per la riduzione dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e il perdurare del furto di valore e immagine che subisce la produzione made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni di prodotti dall’estero spacciati come nazionali. Basta pensare che su ogni euro speso dal consumatore per acquistare carne, latte o uova della zootecnia nazionale, solo una percentuale tra il 13 e il 17% finisce nelle tasche degli allevatori, mentre per ogni prodotto italiano si sviluppa un finto made in Italy cinque più volte più grande.
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Fonte: Coldiretti Toscana