A ripercorrere le cronache dei giorni, convulsi, dell’approvazione del Milleproroghe, convertito in legge a fine febbraio, si scopre che a tifare per gli allevatori c’era buona parte dell’arco parlamentare. Nel proporre emendamenti in favore del finanziamento delle attività di selezione del bestiame troviamo infatti, fra gli altri, le firme di Amato Berardi e Monica Faenzi (Pdl), quella di Giuseppina Servodio (Pd), di Pierfelice Zazzera (Idv) e di Teresio Delfino (Udc). Tutte richieste rientrate sul nascere, perché ritirate o perché dichiarate inammissibili. Con il risultato che all’Associazione italiana allevatori (Aia) sono state negate le risorse per continuare ad occuparsi di selezione e miglioramento genetico e della tenuta dei Libri Genealogici degli animali in produzione, un compito di interesse pubblico che lo Stato ha affidato alla stessa Aia. Non che mancassero segnali preoccupanti. La crisi economica, la necessità di ottimizzare le risorse, taluni rilievi nel passato da parte di Bruxelles (aiuti indebiti?), già facevano intuire che una stretta sarebbe arrivata e che gli allevatori avrebbero dovuto “tirare la cinghia”. Ed erano pronti agli inevitabili sacrifici, forti di una riorganizzazione interna che avrebbe potuto assorbire almeno in parte l’urto di una riduzione, anche rilevante, dei circa 65 milioni di euro ricevuti nel 2010. I più pessimisti erano arrivati ad azzardare che i sostegni si sarebbero ridotti ad appena 25 milioni. Nessuno, però, aveva ipotizzato l’improponibile “risorse zero”.

 

La mobilitazione degli allevatori

Nemmeno la Conferenza Stato Regioni dei giorni scorsi ha dato risposte soddisfacenti. E gli allevatori si vedono costretti a mobilitarsi per far conoscere all’opinione pubblica il ruolo dell’associazione allevatori non solo in campo genetico, ma anche per le ricadute del suo operato nella sicurezza alimentare e nella qualità degli alimenti, oltre che nella tutela del benessere animale e dell’ambiente. E’ questo il compito, tutt’altro che semplice, che grava ora sulle spalle del presidente degli allevatori Nino Andena. Un compito che gli è stato affidato dai vertici delle associazioni periferiche degli allevatori riuniti a Roma per decidere come affrontare questa difficile situazione. “Il finanziamento delle Apa - ha ribadito da parte sua il presidente Andena - è interesse di tutta la società e del nostro made in Italy”. Preso atto delle difficoltà in cui versa il Sistema zootecnico nazionale per la prospettata mancanza di copertura finanziaria certa, i partecipanti al vertice romano hanno inoltre convenuto che l’attuale sistema della selezione, alla base dei successi ottenuti in oltre 60 anni di attività, è unico ed è strategico che rimanga uniforme su tutto il territorio nazionale. La selezione - ribadisce un comunicato diramato da Aia - è un patrimonio del made in Italy ed è una componente fondamentale della competitività del nostro Paese.