Gli allevatori dovranno aspettare il prossimo mese di luglio per ricevere 40,02 centesimi per ogni litro di latte venduto. Prima di allora dovranno accontentarsi di soli 39 centesimi. E i soldi arriveranno a sessanta giorni dalla consegna delle partite di latte. Questo, in sintesi, l'accordo raggiunto in Lombardia per la definizione del prezzo del latte sino a settembre. Un accordo parziale, perchè a firmarlo non c'è Assolatte (l'associazione delle industrie lattiere), ma solo Italatte che per quanto importante (società del gruppo Lactalis, nota con molti e noti marchi come Galbani, Invernizzi e Cademartori) non rappresenta comunque la totalità del latte lombardo. In rappresentanza degli allevatori troviamo poi solo le firme di Coldiretti e Cia. Manca la firma di Confagricoltura che ha giudicato insoddisfacenti i termini dell'accordo. Proprio come accadde poco più di sei mesi fa, ma a ruoli invertiti, quando fu invece Confagricoltura a siglare con Italatte un accordo giudicato insoddisfacente da Coldiretti. In base a quell'accordo, scaduto a dicembre, il latte veniva pagato fra un minimo di 36,50 centesimi e un massimo di 37,30. Il nuovo accordo non è piaciuto nemmeno all' OC Latteitalia (erede di Unalat) che lo giudica insoddisfacente rispetto al mercato attuale e alle sue prospettive di aumento.
Il mercato
Al di là delle continue divergenze che purtroppo animano il mondo agricolo, registriamo che il nuovo accordo rappresenta comunque un miglioramento rispetto al precedente. E vedremo che influenza avrà nel resto d'Italia, dove si guarda alla Lombardia come capofila nella produzione di latte. Certo è che in questi sei mesi il prezzo dei due principali formaggi italiani, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano è cresciuto di circa il 20%. E molti allevatori speravano che anche il prezzo del latte potesse crescere in uguale misura. A favore di un aumento più sostenuto del prezzo c'è anche la favorevole congiuntura sui mercati internazionali. La domanda mondiale di latte è in crescita e le scorte sono ai minimi e comunque già impegnate. Se ne è parlato anche la scorsa settimana su Agronotizie, commentando l'andamento del mercato dei formaggi. Specchio fedele di questa situazione è l'andamento del prezzo del latte spot, quello venduto fuori dai contratti commerciali la cui quotazione è puntualmente riportata dalla Camera di Commercio di Lodi. L'ultima rilevazione riporta per fine gennaio punte di 41,5 centesimi, ma la tendenza è quella di ulteriori aumenti. Almeno per il momento, perchè resta sul mercato del latte una forte volatilità che rende quanto mai difficile fare previsioni.
Ci vorrebbe un indice
Una situazione, dunque, che rende sempre più problematico raggiungere un accordo sul prezzo che metta d'accordo allevatori e industrie. Un aiuto potrebbe venire dall'ormai antico progetto di legare il prezzo del latte ad un “paniere” composto dall'andamento dei costi delle materie prime per l'alimentazione degli animali e dal prezzo di mercato dei formaggi. Un progetto, questo dell'indicizzazione del prezzo, che risolverebbe molti problemi. Se ne parla da tempo, ma non si giunge mai ad una conclusione. Proprio come accade per l'unità delle rappresentanze agricole, da molti invocata ma solo a parole. Intanto le industrie del latte ringraziano...