"In primo luogo va detto che non abbiamo interrotto nessuna trattativa sul prezzo, perché il tavolo che ha convocato il Mipaaf ai sensi del decreto legislativo 102, come ha chiarito il dirigente del ministero presente, Riccardo Deserti, può decidere contratti quadro, intese di filiera, ma non il prezzo".
Lo ha detto ad Agra press Fausto Marri, il dirigente dell'Assolatte che ha partecipato alla riunione.
"Comunque - ha aggiunto Marri - noi siamo interessati ad un discorso interprofessionale, ma non possiamo farlo se c'è un clima così negativo. Essere accolti da striscioni con su scritto 'gli industriali come i lupi strangolano i pastori' non è certo un buon viatico per un costruttivo rapporto interprofessionale", ha detto il dirigente dell'Assolatte riferendosi al presidio organizzato dalla Coldiretti davanti al Mipaaf.
Altro esempio di clima negativo, secondo Marri, "è il tormentone mediatico contro la Lactitalia, che continua nonostante il ministero abbia chiarito che non c'è nessun problema di legittimità nelle operazioni internazionali di questa azienda. Tra l'altro l'impresa sarda comproprietaria di quella rumena ha incrementato del 20% la propria raccolta di latte in Sardegna tra il 2005 e il 2010, dando così fattivamente il proprio contributo alla soluzione della crisi".
Marri ha annunciato quindi che Assolatte monitorerà le evoluzioni mediatiche "qualora il clima diventi costruttivo e non distruttivo - ha proseguito - siamo disposti a riprendere i colloqui, in particolare su due questioni, a nostro avviso dirimenti. La prima è il pagamento differenziato secondo la qualità. Attualmente - ha spiegato Marri - a causa della qualità insufficiente del latte siamo costretti ad utilizzare grandi quantità di sale per il pecorino romano, cosa che sui mercati esteri, ed in particolare su quello statunitense, è sempre meno accettata. Occorre perciò intervenire su questo fronte, incentivando la produzione di latte di qualità. La seconda questione è la destagionalizzazione della produzione. A fronte del calo delle vendite di pecorino, una possibilità è differenziare la produzione verso i formaggi a pasta molle o freschi che, in Sardegna, avrebbero un mercato soprattutto d'estate, quando la presenza turistica è più forte. Ma la produzione di latte di pecora si ferma a giugno".
"Sono queste - ha concluso Marri - le vere questioni, mentre il falso made in Italy, continuamente evocato, non esiste e la produzione italiana all'estero riguarda quantitativi trascurabili di un prodotto che nulla ha a che fare col pecorino romano".
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Fonte: Agrapress