Gli allevamenti non hanno alcuna responsabilità nell’emissione di gas ad effetto serra. Non solo, ma con opportuni interventi strutturali la zootecnia può convertire le proprie emissioni in energia fino ad avere un impatto sull’ambiente pari a zero E' quanto emerge da uno studio di Inea presentato in occasione del recente incontro organizzato a Roma da Assalzoo e Assocarni  sul tema  “L'allevamento per un mondo sostenibile”.  Lo studio, presentato dal direttore di Inea, Alberto Manelli, ha evidenziato come la zootecnia incida a livello italiano solo per il 3,5% delle emissioni di gas ad effetto serra, rispetto al comparto energetico che contribuisce invece per l’89%. 

 

La parola alla scienza

Anche in ambito ambientale, quindi, è necessario “far parlare la scienza” e basarsi su dati oggettivi e condivisi a livello mondiale: è quanto afferma il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro. E’ intervenuta anche la Parlamentare Europea Mairead McGuinness, condannando le posizioni fondamentaliste di chi sfrutta il tema del cambiamento climatico come strumento di proselitismo a favore di correnti animaliste o vegetariane.
Il presidente del Cogeca Paolo Bruni ha continuato evidenziando che è fondamentale mantenere un adeguato sostegno al settore agricolo al fine di garantire sia la capacità di approvvigionamento che la sicurezza alimentare a favore dei 500.000 cittadini europei. Il vice presidente di Assocarni Luigi Scordamaglia ha sottolineato come oggi, per la prima volta, siano emersi dati scientifici ed oggettivi al di fuori dal clima di confronto ideologico che fino ad ora ha condizionato la discussione.

 

I mangimi, una risorsa preziosa

Il presidente onorario di Assalzoo, Giordano Veronesi, ha evidenziato il ruolo importante dell’industria mangimistica che contribuisce in modo determinante alla crescita dell’allevamento in termini di efficienza e di efficacia. Oggi, afferma Veronesi, sembra un paradosso ma in Italia 1 kg di pollo costa come un caffè al bar; allo stesso prezzo si ottengono 3 litri di latte o sedici uova. E se un chilo di pane si paga tra i 3,56 euro e i 4 euro, occorre invece solo 1,18 euro per 1 kg di maiale a peso vivo. E tutto questo è in gran parte possibile anche grazie al lavoro fatto dall’industria mangimistica, che ha saputo offrire tecnologia ed efficienza negli allevamenti, abbattendo drasticamente i costi e contribuendo anche a ridurre il loro impatto sull’ambiente.