'Le misure prese fino ad ora dall’Ue per fronteggiare il forte calo del prezzo del latte alla produzione non sono state efficaci. I prezzi non crescono e molti allevatori rischiano il fallimento. Considerando i problemi economici, sociali, rurali ed ambientali della crisi del latte, noi vi chiediamo di assumervi le vostre responsabilità'.
Con queste parole, informa un comunicato stampa, inizia la dura lettera aperta che l'Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), il coordinamento europeo via campesina e l'associazione rurale italiana hanno inviato ai ministri dell’Agricoltura dell’Unione europea, ai membri del Parlamento europeo e a Mariann Fischer Boel, commissaria europea all’Agricoltura.
'Non si uscirà dalla crisi', sottolinea il comunicato, 'senza cambiare l’attuale politica del latte se la domanda cala, bisogna abbassare l’offerta. Mentre la quota europea era già troppo alta nel 2003, in rapporto alla domanda europea, l’Ue non ha cessato di aumentarla, in contraddizione col principio annunciato'.
'Il così detto 'atterraggio dolce' delle quote fino al 2015 aveva due obiettivi: anzitutto, offrire prezzi bassi all’industria del latte e alla grande distribuzione: questo è stato raggiunto, a spese dei produttori e dei consumatori che non vedono abbassarsi i prezzi dei latticini. Il secondo era l’abbassamento progressivo del prezzo delle quote in vista del 2015 per non aver da pagare indennità a coloro che hanno acquistato quote. ma la soluzione', evidenzia il comunicato, 'è mantenere le quote latte, migliorandone il funzionamento e renderle non mercanteggiabili. secondo aiab, via campesina, e ari, 'produttori e produttrici di latte hanno diritto a prezzi giusti. il loro operato è altamente qualificato, con alti sacrifici in termini di condizioni di lavoro tutto l’anno: questo impegno deve essere remunerato correttamente. Occorre rivedere', conclude il comunicato, 'le regole attuali di concorrenza, che non hanno impedito la formazione di oligopoli nella distribuzione'.