La canapa sarà nei prossimi anni una delle nuove colture della pianura campana. E' la sensazione che si è avuta a Caserta lo scorso 22 aprile in occasione della tavola rotonda "Un futuro in fibra di canapa" tenutasi durante Fiera agricola.
Nella Sala Mediterraneo si sono confrontati: Valentina Capone, imprenditrice agricola, Raffaella Pergamo, ricercatrice del Crea colture industriali di Caserta, Gennaro Fabbrocini, imprenditore tessile e Franco D'Amore, esperto canapa della Coldiretti Caserta.
 
Ne è emerso un quadro finalmente chiaro: le imprese tessili sono alla ricerca di canapa e sono disponibili anche a produrre un buon filato fine da rocchetto, vista la domanda esistente sul mercato, e per la filatura ben si adattano le macchine già oggi impiegate per il lino.
Agli imprenditori agricoli si richiede un buon prodotto intermedio pettinato da filare e pertanto c'è spazio per costruire impianti di prima trasformazione che mantengano in capo alle imprese agricole il valore aggiunto di tutta questa prima fase produttiva.
 
Per costruire la filiera saranno di non piccolo aiuto le misure 16.1 e 16.2 del Programma di sviluppo rurale della Campania - programma nel quale la canapa è stata inserita tra le filiere premianti - e la nuova legge regionale che incentiva la sperimentazione di nuove cultivar. Le politiche agricole dell'Unione europea coprono infatti tutta la fase di prima trasformazione della canapa, fino alla pettinatura.
 
In Campania sono attualmente a coltura, secondo le stime di AgroNotizie sui dati della Regione Campania riferiti al 2016, circa 200 ettari di canapa, prevalentemente utilizzata per la realizzazione di prodotti food (farine e oli ottenuti dai semi).
 
E proprio Valentina Capone, in rappresentanza di Canapa Campania, cooperativa che unisce coltivatori per circa 140 ettari, intervenendo alla tavola rotonda afferma: "Crediamo che i prodotti food abbiano un futuro, ma è necessario diversificare la produzione per evitare che il successo di prodotti food di nicchia, comunque da validare scientificamente e testare ulteriormente, crei delle aspettative eccessive tra i coltivatori".
"E comunque anche puntare sulla valorizzazione della fibra
- ha sottolineato - significa procedere per gradi, affidandoci a test e sperimentazioni, sia in campo agronomico che di mercato".
 
Raffaella Pergamo, ricercatrice di area economica presso il Crea colture industriali di Caserta ha sottolineato: "In questa fase stiamo lavorando per costruire una filiera che abbia i piedi per terra, che sia solida e che possa produrre risultati durevoli nel tempo puntando sull'aggregazione di una molteplicità di soggetti".
 
Gennaro Fabbrocini, imprenditore tessile impegnato nel comparto serico con la Boccia Tessiture ha ricordato: "Le aziende che si occupano di filare fibre vegetali, che siano già comunque attrezzate per filare il lino, sono già pronte per la canapa e in qualche caso la stanno comprando a prezzi molto più elevati del primo, segno che per la seconda c'è spazio, visto che la richiesta è su tutta la gamma della biancheria, da quella per la casa a quella per la persona".
 
Franco D'Amore della Coldiretti Caserta ha sottolineato: "E' possibile fare innovazione di processo per ottenere un prodotto pettinato che sia competitivo e mantenga nell'area delle imprese agricole il valore aggiunto fin lì prodotto a patto di fare aggregazione tra imprese agricole".